Dopo essersi sorbiti la spocchia e il maledettismo del memoir scritto da Mark Lanegan, un libro come “THE FIRST 21 – Come sono diventato Nikki Sixx” è una boccata di aria rigenerante.
Detto con franchezza: chi scrive possiede il secondo e il terzo Lp dei Mötley Crüe, acquistati da liceale più di trent’anni fa e sopravvissuti, chissà perché, in una collezione di dischi sottoposta via via a epurazioni riguardanti hard rock ed heavy metal.
Una recensione, quella che segue, insomma, non da fan: prima di osservare le numerose foto che arricchiscono l’edizione, non avremmo neanche saputo riconoscere il volto del musicista.
Già autore di “The Heroin Diaries”, pubblicato sempre da Il Castello, Nikki Sixx rivela un talento vivace nel raccontare la storia della sua vita, dall’infanzia al momento della formazione dei Mötley Crüe, gruppo che l’avrebbe reso una star di fama internazionale.
Buona parte della biografia è dedicata all’infanzia e all’adolescenza. Nato nel 1958, in California, Franklin Carlton Feranna (vero nome dell’artista, cambiato ufficialmente nel 1980) trascorre quegli anni accudito per lo più dai nonni, e privo di una sistemazione stabile. Cresce in un contesto provinciale, nell’Idaho, per poi trasferirsi a Seattle, nello Stato di Washington, e poi di nuovo in California, a Los Angeles, dove muove i primi passi come musicista alla ricerca di ingaggi nei locali.
Sixx riferisce dei passatempi da bambino e da ragazzo (i vagabondaggi e i giochi all’aperto, il football, le bravate), delle passioni (la musica, le letture, tra cui le opere di Charles Bukowski e William Burroughs), e dell’interesse sempre più divorante per la creazione e la narrazione di storie e per la scrittura.
La sua attenzione e la sua curiosità sono stimolate dagli ascolti di artisti quali New York Dolls, Kiss, Deep Purple e Pink Floyd; col passare degli anni, conosce e apprezza le sonorità del power pop dei Raspberries e di Eric Carmen, e rimarrà di sasso davanti ai virtuosismi sfoggiati da Eddie Van Halen nel primo disco della sua band.
Gli sbattimenti per sbarcare il lunario e per mettere insieme la strumentazione necessaria per avviare un complesso sono narrati con sincerità e ironia, e Sixx non omette di aver fatto ricorso a mezzi illeciti per coltivare il sogno di diventare un musicista professionista.
Degni di nota, tuttavia, l’asciuttezza e il tono confidenziale con cui vengono esposte le vicende. L’autore accenna appena agli eccessi e alle dissolutezze che ne hanno accompagnato la carriera, soprattutto una volta raggiunto il successo; si sofferma invece, ogni tanto, sul senso di inadeguatezza tipico dell’adolescenza, superato man mano che i suoi progetti cominciavano a prendere forma concreta (fino ad arrivare, dopo una dura gavetta, a essere membro, con i London, del gruppo di punta dello Starwood, celebre club di Hollywood).
Gustosi alcuni aneddoti, tra cui il rifiuto di un contratto discografico da parte dello zio, presidente della Capitol Records, e lodevole la schiettezza con cui Sixx, in chiusura del testo, ammette che, oltre alla passione e alla perseveranza, è riuscito ad affermarsi anche grazie alla sorte favorevole (la “botta di culo”, per usare le sue parole).
Libro dalla prosa scorrevole (garantita dall’accurata traduzione in italiano di Manuel Guerrieri), “THE FIRST 21 – Come sono diventato Nikki Sixx” sarà una lettura imperdibile per i cultori dei Mötley Crüe; anche il semplice curioso potrà però, eventualmente, apprezzarne la piacevolezza
Articolo del
16/02/2022 -
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