Il 23 luglio 2011 Amy Winehouse lasciava questa valle di lacrime. L’impatto che ha lasciato sulla musica è superiore a quanto normalmente percepito: non è stata un caso isolato, ma ha aperto la strada a una nuova generazione di cantanti del white soul, da Adele a Duffy, e la sua influenza si può rintracciare perfino in insospettabili come Billie Eilish.
Lo dice lei stessa, in questo libro curato dalla stilista Naomi Parry: “Ha cambiato un’intera generazione di musicisti: tutti, quando fanno la lista della gente da cui hanno tratto ispirazione, citano sempre Amy Winehouse, ed è molto vero. Tutto in lei è favoloso... Ha mixato un tot di roba insieme e ha creato la cosa più stupenda di sempre. Era incredibile”.
Dall’affetto di chi le è stato vicino in vita nasce appunto il volume di Parry: non una biografia, non un saggio musicale, ma un insieme di ricordi e considerazioni che della Winehouse vogliono offrire un ritratto umano, cogliendola non nei suoi lati oscuri, quelli che l’hanno portata all’inaridimento creativo dopo “Back in Black” e a una spirale di autodistruzione, ma in quelli più luminosi e solari: la donna innamorata della musica, l’artista che lascia a bocca aperta gli altri, l’amica, l’amante, la compagna di bisboccia, la ragazza che fa le cose che tutte le ragazze fanno. E lo fa attraverso le parole e le foto, 300, e bellissime, talora colte in vita, talora commissionate dopo la sua morte ad Andrew Hobbs per ritrarre il suo mondo, fatto di vestiti, trucchi, dischi, soprammobili, ammennicoli vari.
Oltre ai ricordi brevi dei tanti che l’hanno frequentata (commuovono quelli di Carl Barat e di DJ Bioux), sono alcuni lunghi contributi a costituire l’ossatura del volume. Emma Garland di Vice, che ricostruisce la parabola artistica ed umana di Winehouse, dalle origini alla prematura scomparsa. Quindi si sofferma sulle vicende che hanno portato alla registrazione di “Frank”, esordio del 2002, successivamente di “Back in Black” e infine di “Lioness”, la raccolta di inediti e scarti uscita nel 2011.
In mezzo, Catriona Gourlay parla del suo intenso rapporto con la cantante, regalandoci sprazzi di umanità. Si conclude con il contributo di Parry , stilista e amica che smise di seguirla perché non ne reggeva lo stile di vita. Alcune delle sue parole sono la perfetta epitome umana del libro: “Ci salutammo con il solito «Ti voglio bene, bellezza»: fu l’ultima volta che parlai con lei. Il giorno dopo ebbi un attacco d’ansia e dissi al mio ragazzo che volevo tornare a casa: sentivo che qualcosa non andava. Un’ora dopo un’amica mi prese da parte e mi disse: «Amy Winehouse è morta»”.
Un bel libro, nei limiti succitati (né una biografia, né un saggio), consigliato a chi voglia entrare nel mondo più autentico di Amy Winehouse
Articolo del
02/03/2022 -
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