Una volta stroncavo un casino. Ma è che scrivevo di tutto e correvo dietro ai cani. Ora che paio Mollica, me ne chiedo il perché? Scelgo meglio cosa recensire o la qualità dei libri italiani di musica si è innalzata (e no, non sono diventato buono)?
Quale che sia la risposta, sta di fatto che questa biografia aggiornata degli Skiantos, scritta dal romanziere Morozzi e dal biografo Arabia (una sui Gang e soprattutto una, epica, su Ivan Graziani, da monumento in piazza), brilla come un diamante in cielo (forse quest’allusione sarebbe stata apprezzata da Roberto Freak Antoni, chissà).
Oddio, scritta. E qui sta il bello. Perché se Morozzi presumibilmente firma gli interventi catalogati come “Alla corte del Signore dei Dischi (2017)”, “Museo dell’Avanguardia (2077)”, “”Facoltà di Ricostruzione del Mondo” e “Le recensioni (immaginarie) di Lester Bangs”, Arabia scompare per dare vita a una storia orale, narrata in prima persona dai protagonisti, i cui interventi sono da lui abilmente giustapposti con un risultato che non ha nulla da invidiare alle biografie straniere. Due sono i punti di forza del lavoro. Uno, il fatto che (in una biografia di artisti italiani!!!) si parla di droga: e vivaddio! Ché da queste parti è pieno di artisti rock che negano tutto, non per paura di mamma e papà, ma per paura di perdere i favori dei media e di parte del pubblico. Tutte santarelline. Gli Skiantos, invece, dal basso della loro carriera di insuccessi, che hanno da perdere? Bravissimi tutti, musicisti-testimoni e autori.
Due, il profumo dell’epoca, di ognuna delle epoche che gli Skiantos hanno attraversato: il ’77 bolognese, la Italian Records, la Cramps; lo scioglimento, la ricostituzione negli anni ’80 e il passaggio prima alla CGD poi alla Bollicine di Vasco Rossi, loro grande ammiratore; gli anni ’90 prima alla corte della RTI di Berlusconi, ma prodotti da Guido Elmi, poi alla Mescal e quindi con Ala Bianca; infine il Terzo Millennio, tra Latlantide e Universal. E come viene restituito questo profumo d’epoca? Attraverso il materiale iconografico prodotto dalla band, le foto, le copertine dei dischi, la “riproduzione anastatica” degli articoli usciti sulla stampa, specializzata e non, e, ultimo ma non ultimo, gli interventi di chi c’era. Inutile dire che il primo periodo, quello eroico, è quello che “esce” con più forza, ma la vividezza con cui è reso il resto della carriera della band bolognese è sempre altissima.
Opera corposa, colossale (384 pp.), con prezzo adeguato ma giustificatissimo (39 €) dall’elevato livello del lavoro, e anche dalla presenza di un 45 giri inedito tratto dal concerto goriziano dell’8 dicembre 1978 di cui è riportato nel testo la trascrizione fedele di tutti i battibecchi tra musicisti, e tra musicisti e pubblico. Consigliatissimo
Articolo del
05/07/2022 -
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