Ken Paisli Axl. La biografia del leader dei Guns N'Roses 2022 Il Castello di Andrea Salacone

Ricostruzione abbastanza meticolosa delle vicende che hanno segnato la vita del cantante Axl Rose, e soprattutto, ovviamente, della sua attività artistica, il libro di Ken Paisli sembra indirizzato a un pubblico avido di aneddotica ma, tutto sommato, poco interessato al contesto.

I cenni allo sfondo musicale in cui si sono verificati i fatti relativi alla band che ha reso Rose frontman tra i più celebri e controversi degli ultimi decenni non mancano, ma sono sempre sbrigativi. Si cade spesso nell’iperbole, e il lettore con una conoscenza non molto approfondita dei generi che andavano per la maggiore tra fine anni Ottanta e il primo decennio del Duemila potrebbe essere indotto a pensare che la musica dei Guns N' Roses sia stata quanto di più entusiasmante l’industria discografica aveva da offrire in quel periodo.

Riscontrato questo difetto, si può aggiungere che la sequela di episodi e notizie riportati dall’autore non è esattamente avvincente: i comportamenti oltraggiosi, le liti e le beghe legali tra i componenti del gruppo, i flirt, e le esibizioni durante le quali Axl Rose pianta in asso gli altri Guns N' Roses, o proprio non si presenta sul palco (incredibile, ad esempio, il ritardo con cui entra in scena dopo essere stato invitato dai Rolling Stones a eseguire Salt of the Earth con loro) ricorrono nel libro; dopo un po’, insomma, se non si è proprio appassionati del complesso, ci si stufa.

Peccato, tra l’altro, per il poco spazio dedicato alle canzoni. Non si può negare che la band abbia in repertorio alcuni pezzi magnifici; sarebbe stato interessante, perciò, esaminarne con più attenzione qualcuno (com’è nato? A cosa si riferisce?).

Con questa recensione non vogliamo, però, fare le pulci ad “Axl. La biografia del leader dei Guns N'Roses”. L’abbondanza di bizzarrie, capricci, atteggiamenti strampalati, pettegolezzi e maldicenze saprà sicuramente soddisfare la curiosità degli ammiratori; in particolare, verrebbe da pensare, di quelli meno attempati, e interessati “più al ritratto che alla cornice”.