A distanza di pochi mesi dall’uscita del testo originale, Il Castello pubblica l’autobiografia di Peter Doherty (impeccabile la traduzione dall’inglese all’italiano curata da Sara Boero) per la gioia degli estimatori dei Libertines e degli altri progetti avviati dal cantautore.
Trecentocinquanta pagine dense di vicende, informazioni, e riferimenti che sapranno soddisfare la curiosità degli appassionati, e chiarire alcuni controversi risvolti della carriera dell’artista.
Con franchezza assoluta, Doherty non nasconde i difetti, le ossessioni, le debolezze e le contraddizioni che ne hanno segnato la vita.
Stupisce la continua alternanza di alti e bassi. Anche all’apice del successo, dopo una lunga gavetta, l’insoddisfazione o l’irrequietezza d’animo non mollano mai la presa (ad esempio, la firma del contratto dei Libertines con la gloriosa Rough Trade ‒ traguardo che qualsiasi gruppo avrebbe considerato oggettivamente ragguardevole ‒ suscita in fondo scontento, perché per il cantante l’etichetta produce ormai musica artefatta; e quando la fama inaspettata dei Babyshambles li porta a esibirsi nelle arene, davanti a platee di migliaia di persone, Doherty dubita dell’entusiasmo genuino degli spettatori, che magari sono lì solo perché la band è diventata “di tendenza”).
Tema ricorrente del libro, ovviamente, è la dipendenza dalle droghe, e ciò che ne consegue: spaccio, numerosi ricoveri in cliniche di riabilitazione, e arresti disposti con insolita solerzia dalle autorità inglesi. Apprezzabile, però, la misura con cui vengono raccontati i fatti, ben lontana dalla ridondanza con cui Mark Lanegan ha riferito del suo maledettismo in “Sing Backwards and Weep”.
Particolarmente interessante anche la descrizione dello sciacallaggio messo in atto dai tabloid britannici, che fornisce spunti di riflessione sulle problematiche legate all’acquisizione e alla gestione della fama (soprattutto quando si diventa celebri almeno in parte contro la propria volontà).
Tra i pregi di “A Likely Lad”, anche i molteplici cenni ai testi delle canzoni, e la semplicità priva di spocchia con cui Doherty ricostruisce il percorso intrapreso fino ai nostri giorni, incrociando tra l’altro, lungo la strada, figure quali Alan McGee, Amy Winehouse, Graham Coxon, Roger Daltrey, e Lee Mavers dei purtroppo un po’ dimenticati The La's
Articolo del
15/12/2022 -
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