Saggio pubblicato da una casa editrice tedesca, redatto da un francese, Benjamin Berton, nella sua lingua madre, e tradotto in inglese per l’edizione oggetto di questa recensione, “Dreamworld: The Fabulous Life of Daniel Treacy and his Band Television Personalities” rappresenta un modello ideale di come andrebbe scritta una biografia.
La storia di Daniel Tracey e dei suoi Television Personalities, gruppo esordito a fine anni Settanta, e diventato in seguito oggetto di culto, è narrata in maniera circostanziata, con riferimenti allo sfondo socioculturale (a partire dalla Swinging London), alle mode, ai filoni musicali, e ad alcune vicende politiche rilevanti (ad esempio, gli anni Ottanta della Thatcher e la guerra delle Falklands; gli scontri tra il governo inglese e l'Irish Republican Army) che hanno caratterizzato il Regno Unito nei decenni trattati.
In duecentocinquanta pagine dense, ma che si leggono con estrema piacevolezza, ci si imbatte in figure importanti dell’industria discografica quali Led Zeppelin e Sex Pistols, ma anche in artisti lontani dai riflettori come gli Swell Maps; compaiono la Rough Trade e Alan McGee, promotore di concerti e futuro boss della Creation Records che forse qualche idea l’ha davvero scippata al protagonista del libro in questione; il grunge; il Britpop.
Gli appassionati dei Television Personalities apprezzeranno l’analisi dei singoli e degli album incisi dalla band, l’attenzione dedicata ai testi delle canzoni, e la chiarezza con cui l’autore riporta le motivazioni e gli intenti che, nonostante risultati mai pienamente gratificanti, hanno indotto Daniel Tracey a continuare per la sua strada per così tanto tempo.
Numerosi gli aneddoti bizzarri (i culti satanico-orgiastici di Jimmy Page), spassosi (geniale l’idea del Tracey adolescente che vuole rapire Paul McCartney per farsi rivelare i segreti della “canzone pop perfetta”), e al limite del credibile (la Epic disposta a pagare profumatamente il leader dei Television Personalities affinché cambi il nome dell’etichetta da lui creata, la Whaam!, per evitare che possa essere confuso con quello del duo ‒ gli Wham! ‒ composto da George Michael e Andrew Ridgeley).
A rimanere impressi nella memoria sono, però, soprattutto momenti del libro come le pagine in cui Berton, tracciando un parallelo tra le carriere di Daniel Tracey e di Kurt Cobain, riflette sugli effetti del riconoscimento da parte del pubblico di massa, sul concetto di integrità artistica e sui compromessi talvolta inevitabili imposti dalla fama. In particolare, quelle che riportano il concerto londinese tenuto nel 1991 all’Astoria dai Nirvana, già allora sulla cresta dell’onda: l’omaggio ai Television Personalities, scelti come gruppo di apertura; i presenti che non si lasciano trascinare dalla musica di Daniel Tracey e compagni, e che manifestano apertamente il proprio disprezzo; lo sconforto e la frustrazione di Cobain suscitati dalla reazione di una folla in cui lui non si riconosce, e più in generale da un successo travolgente che rischia di minare i suoi principi. Un successo che, purtroppo, Tracey non avrebbe mai neanche lontanamente sfiorato.
I Television Personalities hanno esercitato un’influenza significativa sulla scena indipendente, e non solo su quella inglese. Che qualcuno si sia preso la briga di scriverne una biografia è cosa davvero ammirevole. Sarebbe bello se qualche editore illuminato volesse correre il rischio di pubblicarla in italiano
Articolo del
15/01/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|