Difficile mettere in dubbio che negli ultimi anni numerose pubblicazioni mirano a creare un’epica dell’hard rock e dell’heavy metal degli anni Ottanta.
Come già osservato in altre recensioni di saggi scritti sull’argomento, è probabile che il lettore curioso, ma non appassionato di quei generi musicali, rimanga piuttosto perplesso di fronte al tentativo di narrare in modo leggendario artisti, album e vicende legati a tali scene.
Diciamolo chiaramente, e subito: i fan troveranno straordinario “Nothin' but a Good Time - La storia non censurata dell'hard rock anni '80”, tomone di quasi seicento pagine pieno zeppo di stralci di interviste “a tema” rilasciate da un numero di personaggi di primo piano da far girare la testa.
Pezzi da novanta e gruppi “minori”; verrebbe da dire che del “giro” statunitense sono pochi quelli non inseriti dagli autori Tom Beaujour e Richard Bienstock nella trattazione.
Membri di Van Halen, Quiet Riot, Mötley Crüe, Dokken, Stryper, W.A.S.P., Poison, Faster Pussycat, Guns N' Roses, L.A. Guns, Twisted Sister, Skid Row, White Lion, Cinderella, Warrant e di tante altre band offrono commenti, raccontano aneddoti, parlano della propria carriera e di quella dei concorrenti, offrendo uno spaccato colorito ma anche, talvolta, molto lucido delle dinamiche dell’industria discografica degli anni Ottanta e Novanta.
I riferimenti a baldorie senza fine, eccessi, stravizi, appetiti sessuali insaziabili, groupie più che disponibili, provocazioni e comportamenti fieramente oltraggiosi punteggiano i capitoli del libro. Gli estimatori non adolescenti ne rimarranno affascinati, e sapranno apprezzarli? Perché, onestamente, il rischio del ridicolo involontario è purtroppo dietro l’angolo.
Tuttavia, come indicato in chiusura del testo, c’è uno zoccolo duro costituito da sostenitori che continuano a rimanere fedeli a generi (e look, e atteggiamenti) considerati da molti ormai anacronistici.
I più entusiasti magari troveranno gustosi episodi quali le baracconate degli W.A.S.P., Ozzy Osbourne che sniffa formiche, le piattole sul tour bus dei Ratt, le tempeste ormonali del frontman dei Faster Pussycat Taime Downe, o la “guerra dei volantini”, esempio significativo di narrazione iperbolica.
Il grunge avrebbe, momentaneamente, fatto piazza pulita di tutto ciò, ma questo è un punto di vista non condiviso appieno dagli intervistati.
Che possa interessare o meno, la presenza sul mercato dell’edizione italiana del saggio di Beaujour e Bienstock è comunque degna di nota. Encomiabile, ancora una volta, anche la tempestività con cui l’editore Il Castello ha pubblicato il testo, tradotto in un italiano molto scorrevole da Barbara Caserta
Articolo del
07/02/2023 -
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