“Le mie avventure on the road con i Rolling Stones” è il sottotitolo di questa raccolta di articoli e memorie del giornalista di Rolling Stone Chet Flippo (1943-2013), che va dal 1975 del Tour of the Americas al 1981 dell’American Tour. Sono anni cruciali, definitivi: Mick Taylor se n’è andato e Ron Wood ha preso il suo posto: e Chet Flippo è lì, alle prove e all’esordio del primo tour dell’ex Faces, a Baton Rouge, il 1 giugno 1975, e vede forgiarsi sotto i suoi occhi l’identità e il suono definitivi della band, “duri, taglienti, spietati su cui Mick e Keith a volte discutevano ma infine concordavano”.
Quelli di Flippo sono amplissimi reportage, probabilmente usciti in più puntate, scritti mirabilmente e con un’ampiezza che oggi il web ha ucciso, ma che - unica - sapeva restituire a perfezione il clima che si respirava negli eventi che i giornalisti erano mandati a seguire. I fatti, certo, ma anche le impressioni, le dichiarazioni, non solo dei protagonisti, ma anche dei personaggi di contorno e perfino delle semplici comparse. Flippo, che usa lo stile gonzo reso celebre da Hunter S. Thompson, ma meno sboccato, diventa un protagonista investigatore che ci guida come un amico sgamato dietro le quinte degli eventi importanti, ci porta in camera con Keith Richards e Ron Wood o con Mick Jagger, mentre sniffano coca, rollano canne, tracannano whiskey, chiacchierano con lui e indirettamente con il lettore.
Il focus del libro è certamente costituito dai fatto di Toronto del 1978: il live a El Mocambo, certo, ma soprattutto l’arresto di Keith Richards: Flippo, in presa diretta, con una serie di articoli per Rolling Stone, va a caccia degli Stones, si scontra con l’addetto stampa Paul Wasserman e il tour manager Peter Rudge in duelli epici, segue le piste dell’avvocato, ex agente dei servizi segreti Bill Carter, fiuta cosa non va nelle versioni ufficiali, tanto di polizia e magistratura, quanto dell’entourage degli Stones, unge con profumati dollaroni le cameriere dell’hotel dove alloggiano lui e gli Stones per riuscire ad arrivare alla band - e ci riesce. L’ampio servizio su Toronto farà godere tutti i fans degli Stones, benché non contenga rivelazioni seppellite dal tempo (e tuttavia allega il rapporto della Royal Canadian Mounted Police).
Seguono articoli e memorie dell’epoca di “SOME GIRLS” e quindi di “EMOTIONAL RESCUE”, sempre vivi e financo sorprendenti: le reazioni di Jagger alle dichiarazioni di Johnny Rotten su di lui; le considerazioni di Mick e Keith sull’uscita non autorizzata di “Cocksucker Blues”, il film di Robert Frank sull’STP Tour del 1972; l’appartamento modesto che Jagger possiede a New York, a poca distanza dal Dakota dove Lennon vive recluso nel lusso (e c’è un po’ di batticuore quando, a marzo 1980, Mick dice a Flippo: “Abita qui accanto. Perché non andiamo a trovarlo? Non lo vedo mai”).
Completano il volume, non fondamentale, ma ’un must have’ per ogni fan degli Stones che si rispetti, l’introduzione di Chris O’Dell, ex assistente in tour di tutti i più grandi, Stones compresi, e una postfazione di Seba Pezzani, giornalista, scrittore e musicista. Ottima la traduzione di Elena Montemaggi.
Articolo del
14/11/2023 -
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