Titolo e sottotitolo dicono tutto, in un gioco di rimandi chiarificatore. Bowie, uno dei grandi del Novecento, non è stato solo compositore imprescindibile di musiche e testi: è stato anche i suoi personaggi, è stato i suoi look cangianti.
Camaleonte fu chiamato, a ragione: qualità non accessoria e superficiale, ma essenziale del suo progetto artistico, in cui ogni nuova maschera è da manuale teatrale, un modo sempre diverso per esplorare se stessi, senza fossilizzarsi in un’unica dimensione, ma spiazzandosi (e spiazzando anche il pubblico) per scoprire lati inesplorati di sé e dell’animo umano. “Changes” cantava, no? E mica per nulla. Il lato visuale, quindi, fatto di maschere, personaggi, outfit come si dice oggi, video, scenografie, perfino quadri (Bowie è stato pittore di qualche pregio, seppur piccolo) è centrale nella sua opera, ma curiosamente è stato poco esplorato.
Ecco quindi, la ragione di questo apprezzabile volume di interviste di Matteo Tonolli, collaboratore veronese di SentireAscoltare e grande appassionato di fotografia. Della quarantina presenti, tutte realizzate dall’autore, molte sono infatti a fotografi, di cui a volte Tonolli ha anche organizzato le mostre in Italia e dei cui libri, editi o no nel nostro Paese, offre anche la recensione. Inoltre ci sono artisti figurativi e qualche musicista.
Non ci sono rivelazioni scioccanti, ma di sicuro il lato umano di Bowie ne esce maggiormente illuminato. Ovviamente, il focus delle interviste è cosa stesse cercando di ottenere l’artista di Brixton da questa o quella session fotografica, il suo atteggiamento di assoluta preparazione e disponibilità al tempo stesso, che conferma l’importanza dell’immagine nella sua ricerca artistica, campo finora non così indagato.
Purtroppo, questo è anche il limite del volume: una raccolta di testimonianze, degli abbozzi di approfondimenti in sede di recensioni, ma in definitiva nessuno sviluppo di una linea interpretativa delle immagini bowiane né un’analisi delle stesse. Una raccolta di materiali, questo sì, ma frammentari e non risolutivi. Tuttavia il grande merito del volume di Tonolli è forse proprio quello di costituire di per sé un viatico alle opere dei fotografi che hanno ritratto Bowie, ai loro libri, ai loro siti internet, che si rivelano una miniera di fonti iconografiche ancora da studiare come si deve anche per quei fans che vogliano avere delle indicazioni per esplorare il lato più illuminato della luna, spesso trascurato
Articolo del
24/01/2024 -
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