“La storia, le canzoni, l’eredità”, recita il sottotitolo di questo agile e completissimo volumetto, ultimo parto dell’enciclopedico Luca Perasi, uno che ne sa una più del Macca in persona e che per questo è stato chiamato nel 2022 ad aiutare la MPL, società di pubblicazioni di Paul McCartney, nella compilazione delle note della raccolta THE 7” SINGLES BOX.
I più sgamati, o presunti tali, potrebbero sospettare che, dopo la pubblicazione di “Paul McCartney. Music is Ideas”, l’anno scorso, questo saggio ne sia un estratto. Sbaglierebbero: alle 21 pagine dedicate a BAND ON THE RUN nel volume del 2023 ne succedono qui 160, con lo stesso font dalle stesse dimensioni. Certo, l’altezza del libro è leggermente inferiore, ma non compensa la differenza. E infatti, andando a spulciare, ci si accorge che dovunque sono stati aggiunti particolari e dettagli mai superflui, come se Perasi avesse un cappello magico da cui estrarre altri ricordi, altre citazioni, altri dati. Suppongo che questo sia più o meno il libro definitivo sul capolavoro del McCartney solista: se ne narrano prodromi, dis/avventure, genesi, struttura e significato delle canzoni, strumentazione utilizzata, copertina, fortuna presso pubblico e critica, eredità.
Il disco, si sa, fu concepito sotto i migliori auspici: il successo internazionale di “RED ROSE SPEEDWAY”; l’accoglienza trionfale a ‘Live and Let Die’, brano scritto per la colonna sonora dell’omonimo film della serie di 007; il trionfale tour inglese degli Wings per promuovere entrambi, in cui la band si dimostrò vigorosa ed aggressiva. Nacque però sotto i peggiori presagi: il chitarrista Henry McCullogh se ne andò due settimane prima della partenza per Lagos, dove McCartney vuol registrare il nuovo disco; il batterista Denny Seiwell la mattina stessa del giorno della partenza.
A Lagos, se possibile, le cose andarono pure peggio: clima soffocante; studi EMI non all’altezza; litigi con Fela Kuti, convinto che sir Paul fosse lì per rubare la musica nigeriana e lucrarci sopra (come aveva fatto il sudafricano Hugh Maseleka) e con Ginger Baker, nel cui studio privato avrebbero dovuto recarsi gli Wings secondo il progetto originario, poi bloccato dalla EMI (vi fu registrata la sola Picasso’s Last Words); la rapina per strada subita da Paul e Linda (con furto di alcuni demo, il cui contenuto è brillantemente indagato da Perasi).
Il ritorno a Londra, con un volo difficilissimo, fu di poco migliore tra nastri ossidati (cosa di cui il fonico Geoff Emerick incolpò un probabilmente incolpevole Pete Swettenham, suo aiutante) e tempi stretti; andò un po’ meglio con le sovraincisioni e l’incisione di Bluebird. Finito il disco, altri problemi: la Capitol, distributrice del disco in USA, nella persona di Al Coury fece pressioni affinché in “BAND ON THE RUN” venisse incluso il singolo apripista ‘Helen Wheels’, cosa a cui McCartney era fortemente contrario. Stavolta si fece convincere, e ciò ebbe effetti positivi sulle sorti commerciali del disco.
L’album è un quasi concept sul desiderio di libertà e sulla fuga dalle autorità, idea nata in seguito agli arresti di McCartney per uso di marijuana, che gli inibirono per un certo tempo l’ingresso in USA. Divertente la storia della realizzazione dell’iconica copertina, a fianco di un muro di Osterley Park, in cui curiosamente erano stati girati due iconici episodi di “The Persuaders” nel 1970 e il blockbuster “L’erba del vicino è sempre più verde” nel 1960.
Vi ho detto tutto? Non vi ho detto NULLA: il volume di Perasi è enormemente più dettagliato di questo scarno riassunto. Comprate, leggete, riascoltate!
Articolo del
22/04/2024 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|