Qualcuno ricorderà la serie televisiva della BBC “Classic Albums”, che, come “La settimana enigmistica”, vanta “innumerevoli tentativi di imitazione”, tutti positivi, perché ha dato modo di entrare nel processo creativo, anche tecnico, che ha portato alla nascita di questa o quell’altra grande opera musicale.
Anche il mondo dell’editoria ne è stato contagiato, da almeno un paio di decenni. E il nuovo volume di Donato Zoppo si colloca felicemente in questa scia, illuminando radici, genesi e diffusione di quello che è uno dei più grandi album del rock italiano, KO DE MONDO dei CSI (1994), assieme alla sua appendice live IN QUIETE, dello stesso anno.
Una formula già sperimentata dal critico campano, in “Caution Radiation Area” (2016), “Amore, libertà e censura. Il 1971 di Lucio Battisti” (2011, dedicato a AMORE E NON AMORE) e nell’ultimo “Lucio Battisti. Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale” (2023, dedicato a E GIÀ).
Zoppo avvisa i lettori: il volume è “meno tassonomico dei precedenti: mi perdoneranno i completisti e i topi d’archivio”. Ciò, lo confesso, mi aveva fatto temere il peggio, perché, mentre i primi due esempi sopra citati sono volumi esemplari, il terzo mi aveva lasciato perplesso per l’invenzione di dialoghi e situazioni mai avvenuti, sebbene esplicativi di un clima, e l’attribuzione di battute realmente pronunciate ad altre persone in altri contesti. Per fortuna non è così. A differenza di Battisti, i CSI sono vivi e parlano volentieri con giornalisti e biografi: cosicché, dopo un avvio che non faceva presagire nulla di buono (l’incipit in cui Zoppo immagina i pensieri di Ferretti che fa il bagno nell’oceano alla plage de Vilin Izella), ben presto lascia la parola ai protagonisti della storia, i cui ricordi sono pur sempre inquadrati in un ferreo flusso narrativo, dove qua e là affiorano toni misticheggianti che certo non dispiaceranno a Ferretti.
L’album è giustamente ritenuto particolarmente significativo da Zoppo non solo per la sua levatura artistica, ma anche per essere involontariamente, quasi sensitivamente espressione del cambiamento di paradigma in atto nel mondo in quegli anni. Il passaggio da CCCP - Fedeli alla Linea, sciolti nel 1990, a CSI - Consorzio Suonatori Indipendenti, con il suo alludere alla realtà del mondo sovietico e post-sovietico.
CSI, infatti, per i meno attenti, è la sigla della Comunità degli Stati Indipendenti, organizzazione internazionale composta da nove delle quindici ex repubbliche sovietiche, sorta l’8 dicembre 1991. Il nome della nuova band, conservato nella sua sigla, ma deformato nel contenuto, fece il suo esordio quasi un anno dopo, il 18 settembre 1992, in occasione del concerto tenuto al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, insieme a Üstmamò e Disciplinatha, e documentato nel live collettivo MACISTE CONTRO TUTTI, che contiene solo pezzi dei CCCP, oltre a quelli delle altre due band succitate. La formazione del concerto di Lucca comprendeva cinque reduci di EPICA ETICA ETNICA PATHOS, ultimo disco dei CCCP, e cioè Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Giorgio Canali e Francesco Magnelli, più Alessandro Gerby, Roberto Zamagni e Patti Vasirani.
L’esperienza porta il nucleo della neonata band a chiedere al presidente della Polygram Italia, Stefano Senardi, di replicare l’esperienza che aveva dato vita a EPICA ETICA ETNICA PATHOS, cioè il ritiro creativo della band; stavolta però in Bretagna, nel Finistere. Senardi ci sta, nonostante la band non abbia pronto neanche un ritornello; e così comincia l’avventura che porta la costituenda nuova band, nella formazione di MACISTE CONTRO TUTTI con l’eccezione di Pino Gulli e Ginevra Di Marco al posto di Roberto Zamagni e Patti Vasirani. Lì, tra agosto e settembre 1993, nascerà KO DE MONDO, perfezionato poi in qualche dettaglio in Italia in fase di missaggio.
Nel disco confluiscono le esperienze personali di tutti (per dirne una, i 40 anni di Ferretti, analizzati in Palpitazione tenue) e il passaggio epocale del mondo cui accennavo prima: “la fine del Novecento storico, il crollo delle ideologie”, come riassume efficacemente Zoppo, i cui portati fanno del 1993 un annus horribilis in decade malefica, come sintetizzato da Ferretti in Finistere. Sono gli avvenimenti internazionali a toccare Ferretti: la guerra in Bosnia (Memorie di una testa tagliata) o il ritorno del capitalismo nella Russia di Eltsin. Di fronte a questo mutamento, si sa, in Ferretti il tradizionalismo di marca sovietica cederà il posto progressivamente a quello di marca cattolica, in contemporanea con il ritorno a Cerreto e alla vita montanara realizzato da Ferretti subito dopo la fine dei CCCP.
Inutile riassumere tutta la vicenda che va da MACISTE CONTRO TUTTI a IN QUIETE: per questo c’è il bel libro di Zoppo, che sinceramente consiglio a tutti gli appassionati della storia di una band che ha inciso moltissimo nelle vicende del rock italiano e che più di tutte ha captato lo scontro tra tradizione e innovazione in atto nel nostro Paese a partire dagli anni ’80 (come CCCP) fino alla sua fine sotto le spoglie dell’ennesima reincarnazione che furono i PGR. A Zamboni il libro di Zoppo è piaciuto molto: e già questo dovrebbe dare un’indicazione di valore non da poco
Articolo del
09/07/2024 -
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