I Gallagher sono l’ultima vera leggenda del rock britannico oppure solo due hooligan col microfono e l’accento di Burnage? Se ve lo siete chiesti almeno una volta — magari ascoltando ’Live Forever’ a volume troppo alto — allora ”Oasis – La rivoluzione inglese del Rock” di Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino potrebbe fare per voi. O forse vi farà arrabbiare.
Cosa resta oggi degli Oasis, trent’anni dopo dall’esplosione di ”Definitely Maybe”?. È a questo magma di mito, nostalgia e rock’n’roll che si rivolge il libro. Ormai siamo ad un passo dal Tour della reunion che partirà a luglio e sembra che tutta la cronaca legata alla frattura tra i due fratelli mai sanata sia improvvisamente sparita ma lasci comunque un’eredità musicale che ancora ispira e divide.
Il volume si presenta come un tributo appassionato ma documentato, che cerca di restituire il peso culturale e musicale della band di Manchester nel panorama degli anni ’90. Cacciatore e Di Berardino, alternano narrazione storica e critica discografica, riuscendo nel difficile compito di tenere insieme l’epica gallagheriana e l’analisi musicale.
Pubblicato da Diarkos, il volume si muove tra cronaca, critica e affetto dichiarato dove l’intento è chiaro fin dall’inizio: raccontare non solo la parabola artistica degli Oasis, ma il fermento sociale e culturale che li ha trasformati da ragazzacci in bomber a icone generazionali. Cacciatore e Di Berardino lo fanno con uno stile personale, giornalistico ma mai pedante, pieno di slanci citazionisti e lampi di cultura pop.
Detto ciò, “La rivoluzione inglese del Rock” non è privo di limiti. A tratti, l’ammirazione per la band tende a smussare le zone d’ombra: i momenti artisticamente meno riusciti della discografia (da “Standing on the Shoulder of Giants” in poi) sono trattati con una certa cautela, e la figura di Liam, perennemente oscillante tra genio e cliché, avrebbe meritato un’indagine più spigolosa. Laddove il racconto si fa più critico, emerge però la competenza analitica degli autori, capaci di cogliere la parabola discendente senza indulgere nel cinismo.
Chi cerca un saggio musicologico resterà forse deluso, ma chi vuole rivivere l’urgenza degli anni ’90 troverà pagine piene di dettagli ritmo e autenticità. Non è solo una biografia musicale, ma un autentico ritratto generazionale, che restituisce l’eco di un tempo in cui essere fan degli Oasis significava anche prendersi una posizione, tra working class pride e sogni di grandezza.
In definitiva, “Oasis – La rivoluzione inglese del Rock” è un libro sentito e curato, che ha il merito di riaccendere l’interesse per una delle ultime grandi rock band della storia recente. Non è un libro perfetto, ma è sincero. E, proprio come gli Oasis, sa colpire al cuore quando meno te lo aspetti.
Articolo del
21/05/2025 -
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