Due anni fa con “Nick Drake: The Life - The Authorised Biography”, opera di più di cinquecento pagine edita dalla John Murray, Richard Morton Jack ha probabilmente scritto il testo definitivo sul musicista inglese.
Messa a confronto con tale studio, “Nick Drake. La strada verso il blu”, nuova pubblicazione della collana Director's Cut, potrebbe dimostrarsi di inutilità assoluta; se non altro, si sarebbe propensi a pensarlo, considerata la stringatezza che la caratterizza.
E invece, ancora una volta un volumetto della Tuttle Edizioni si fa apprezzare per gli spunti e le osservazioni che vengono offerti al lettore.
L’autore, Giancarlo Turra, si produce in un esame accurato, benché con concisione, del percorso compiuto da Nick Drake durante la sua breve carriera discografica. Di particolare interesse risulta l’introduzione, con riflessioni sul divario tra punti di vista e criteri di valutazione estetica mutevoli col passare dei decenni e sulla atemporalità delle opere che, invece, non cessano di esercitare il proprio fascino, indipendentemente dalle mode o dai gusti di una determinata epoca.
Gli album incisi da Nick Drake possono essere annoverati fra i classici della popular music, dotati come sono anche della “inafferrabilità” a cui fa riferimento Turra.
Molto valide anche le indicazioni fornite sui generi musicali e sugli artisti che hanno progressivamente influenzato il cantautore; tanto più se si tiene in considerazione la tendenza dimostrata da alcune testate specializzate a rappresentare Drake quasi fosse stato una sorta di alieno introverso che componeva canzoni vivendo in una bolla. I rimandi all’evoluzione dei suoi gusti e del suo stile (folk, blues, jazz, bossa nova, classica; la svolta dell’LP “Bryter Layter” determinata dall’ascolto di album come “Forever Changes” dei Love) permettono di contestualizzarne il repertorio e di formulare giudizi più accorti su quanto da lui prodotto.
Pregevoli pure i nessi con cui l’autore collega Drake a musicisti quali Mark Linkous, Vic Chesnutt ed Elliott Smith, e suggestive le analogie trovate con il catalogo degli Slint (“laconicità sentimentale” e “resoconto obliquo e distanziato delle emozioni”).
L’analisi degli album e dei brani registrati dal cantautore, della fama postuma, del suo lascito artistico, dei tributi e delle pubblicazioni a lui offerti e dedicate rendono questo studio di Giancarlo Turra estremamente prezioso. Basterà fare un po’ di spazio in più sul ripiano dei saggi che rendono omaggio a Drake.
Articolo del
29/05/2025 -
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