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Questo non è un libro ma un regolamento di conti. A distanza di 16 anni dallo scioglimento delle Supremes (“Dreamgirl” è stato scritto nel 1986) Mary Wilson, che con Florence Ballard e Diana Ross aveva fatto parte del trio vocale nero più famoso di sempre, si prende lo sfizio di rivelare al mondo chi fosse realmente Miss Ross, che l’autrice evita accuratamente di chiamare con il nome d’arte Diana, preferendo il (più volgare?) nome di battesimo Diane. “Dreamgirl” racconta gli esordi di tre amiche provenienti dai Projects di Detroit, appunto Mary, Flo e Diane, della loro comune ambizione e passione per la musica, e degli esordi come Primettes. L’intreccio si fa particolarmente interessante allorchè le tre entrano in contatto con l’etichetta Motown (“The Sound of Young America”) e con il suo padre-padrone Bery Gordy Jr. Ripetutamente, la Wilson descrive Flo Ballard come la più talentuosa vocalist del trio, colei che, secondo lei, avrebbe dovuto essere la lead vocalist naturale del gruppo, ora ribattezzato Supremes. Ma, come sappiamo, non fu così, e fu invece Diana Ross a prendere il sopravvento, a causa (secondo la Wilson) del suo carattere arrogante che la portava a voler essere l’unica primadonna e (dettaglio non indifferente) del suo rapporto “speciale” con Mister Gordy Jr. Si arriva così al momento del successo – durante la seconda metà del ’64 – nonché alle prime tensioni, con Mary e Flo sempre più in secondo piano con Diana che vuole, e ottiene, la luce dei riflettori solo per sé. Infine, agli albori del 1968, la crisi di Flo, semialcolizzata e ingrassata a dismisura, estromessa dal gruppo a favore della ex-Labelle Cindy Birdsong. E la Wilson che abbozza, resiste a suo modo, nonostante sia ormai una comprimaria e il trio abbia cambiato nome in Diana Ross & the Supremes. Flo, nel frattempo, è in dificoltà economiche e la sua carriera solista non decolla. Muore alla fine degli anni settanta per un attacco cardiaco. Nel frattempo (nel 1970) Diana si è staccata dal gruppo e ha avviato una carriera solista di successo sotto l’ala protettiva del sempre presente Berry Gordy Jr. Le Supremes continuano con Mary unico membro originale ma non interessano più nessuno. Si sciolgono definitivamente nel 1977. “Dreamgirl” fece scalpore alla sua uscita, perché, oltre ad intaccare non poco il mito di Diana Ross, conteneva delle inedite rivelazioni sui meccanismi sui quali era basata la Motown. Oggi Mary Wilson continua ad esibirsi nel circuito dei night-clubs e incorpora nel suo act un abbondante numero di canzoni delle Supremes (vedere il sito www.marywilson.com). Vera e propria icona dei Sixties, e tuttora convinta che Flo Ballard sia stata depredata del suo naturale ruolo di leader e lead vocalist delle Supremes. E tuttavia, se si riascoltano i dischi del gruppo, la voce di Diana Ross si conferma come una delle voci più tipiche dell’epoca. Certo, non è Aretha Franklin, ma neanche John Lennon era Frank Sinatra. Entrambi, però, avevano una timbrica memorabile e, di regola, nel mondo del pop questo è quanto conta. Forse, dopotutto, Berry Gordy ci aveva visto giusto…
Articolo del
16/07/2002 -
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