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Gli Usa hanno Lester Bangs, l’Inghilterra ha Paul Morley, l’Italia ha Riccardo Bertoncelli. Questo intanto per chiarire che il buon Bertoncelli, firma prezzemolina di questi tempi (lo trovate su Linus, Rolling Stone e Xelle, per tacer del web), non uno qualsiasi. È Lo Scrittore Rock Italiano. Che in tempi di Bangs finalmente pubblicato nel Belpaese, modestamente, senza pretese, dice la sua, ristampando una vecchia antologia rock del 1978. Oibò! A che può servire oggi? A tantissimo, bimbi belli, perché, anche se Bertoncelli tracima modestia a ogni piè sospinto nelle note all’edizione 2005, come nel caso di Bangs e Morley abbiamo di fronte uno Scrittore con la S maiuscola, degno di stare nelle antologie di scuola (se non fosse un controsenso assurdo studiare rock), molto più di tanti babbioni smidollati che affliggono le patrie lettere. Dove Bangs seguiva il flusso parolibero dei propri pensieri, dove Morley procede per epifanie ed inattese sinapsi, Bertoncelli scrittore è invece un affabulatore potente dal passo omerico e maschio, quasi un vecchio cowboy che si staglia su un orizzonte rocco e immenso, raccontando vecchie storie e leggende che illustrano e fanno comprendere il rock meglio di mille biografie e interviste. Per cui, questo è un libro che si legge per il piacere di leggere. E chi non proverebbe un brivido di piacere ammirato nel vedere sintetizzato in un esordio l’intera figura e il significato in sintesi di un eroe rock? Provare per credere. “[Neil] Young è l’eroe perfetto, situato tra Tulsa e Laredo, bello e giovane e segnato dal destino”. E quando inizia un pezzo in quest’altro modo, ci sarebbe da ululare dal piacere, se non fosse poco fine: “Sbocconcellare Hendrix, ecco il modo”. Questo ha stile da vendere. Quello che rammarica è che ci siano state un paio di generazioni di critici rock italici (tuttora dominanti), che non si sono abbeverati alla fonte di cotanto stile, mentre Bertoncelli ai tempi del suo apprendistato spulciava per confessione sua il Rolling Stone americano. Ci scrivevano tipetti come Christgau e Bangs. E credetemi, se la stampa musicale italiana tira così poche copie, è colpa del fatto che i critici scrivono male. Bertoncelli no. Bertoncelli è capace di far scoprire sempre nuovi piaceri al lettore. E poi di cavar fuori dal cappello a cilindro pezzi mirabili come la recensione di un disco inesistente di Crosby, Stills, Nash & Young, “Red Wood”, che all’epoca (novembre 1975) costrinse la filiale italiana della Wea “a inviare un memorandum ai suoi agenti di vendita per avvisare del ‘falso’, annullando numerose ordinazioni”. Immaginatevelo oggi, uno che fa così. Lo sbattono fuori dalla redazione del cartaceo due minuti dopo aver proposto il pezzo, proni come sono alle eveline discografiche. Ma ci sono altri pezzi mirabili: una stupenda intervista impossibile a un Dylan internato in manicomio criminale, la reunion live dei Beatles a Helgoland, Danmark, l’assassinio del Presidente degli Stati Uniti Frank Zappa da parte di Captain Beefheart. Mah, io, fossi in voi, spenderei ’sti miserabili 13 euro. Sennò tenetevi Mollica.
Articolo del
08/09/2005 -
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