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Cosa succede se il direttore editoriale di Rolling Stone Italia e il dj conduttore di “Weekendance” si mettono insieme a scrivere un libro? Una bella sorpresa e un signor libro. Ci stanno prendendo il vizio, a dir la verità, Carlo Antonelli e Fabio De Luca: ché questo “Discoinferno” è la versione riveduta e corretta dell’omonimo saggio uscito per Teoria nel 1995, cui era seguito anno dopo “Fuori tutti. Una generazione in camera sua” per Einaudi. Che Isbn rispolveri il prezioso libretto perduto del 95 è uno di quei piccoli miracoli che non ti aspetteresti dall’editoria italiana. Si parla del ballo, certo: ma è uno dei modi per arrivare al cuore della “faccenda Italia”, il Paese che non c’è più. Cosa c’è di meglio dei comportamenti di un popolo, dei suoi usi e costumi in un certo momento storico per capirne l’anima profonda? Un tornasole, insomma, come premettono i due autori nella prefazione. E questo libro zeppo di luoghi del divertimento danzereccio made in Italy (con l’accento sulla “y”), nomi di dj e titoli di canzoni smarrite nella memoria collettiva in realtà si rivelano “politica pura, altro che le elezioni”. Libro leggero e piacevole per l’impegno di lettura che richiede; importante e rivelatore per quello che dice e per il panorama che fa emergere. Quello di una nazione tutt’altro che metropolitana, rurale nel cuore e nell’anima, in cui ogni cambiamento vero è frenato dalla maggioranza silenziosa che sembra non esserci, ma come la materia oscura interstellare fa sentire il suo peso (e come!). Attraverso brevi ricostruzioni di panorami sociologico-musicali e lunghe interviste a protagonisti (Boncompagni, Amanda Lear, Cecchetto), addetti ai lavori (Carlo Freccero, Fiorucci), esperti a vario titolo (lo studioso dei movimenti e campione di ballo Primo Moroni così come il presidente del Censis Giuseppe De Rita), Antonelli e De Luca delineano un ritratto allucinante di un Paese allucinante, dove la forza di gravità pare essere più forte che nel resto del mondo. Il risultato è un continuo accendersi di sinapsi, una serie di illuminazioni quali è raro trovare in un libro di musica italiano. Parlando di scrittori, tanti – troppi - anni fa un signore che di nome faceva Elio Vittorini scrisse: “Io li distinguo così: quelli che leggendoli mi fanno pensare ‘ecco, è proprio vero’, e che cioè mi danno la conferma di ‘come’ so che in genere sia nella vita. E quelli che mi fanno pensare ‘perdio, non avevo mai supposto che potesse essere così’, e che cioè mi rivelano un nuovo, particolare ‘come’ sia nella vita”. Ecco, questo caso è il secondo.
Articolo del
05/05/2006 -
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