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Difficile ricostruire la vita personale e la dimensione artistica di un personaggio misterioso, di una donna bellissima, fragile e fiera, di un’icona dell’Underground Rock come Nico, ex modella, attrice e non dimenticata “vocalist” dei Velvet Underground nel periodo in cui Lou Reed, John Cale e gli altri affidarono parte della loro dimensione creativa alla mente geniale di Andy Warhol. Ci ha provato Gabriele Lunati, giornalista musicale, che ha raccolto su questo libro del materiale davvero interessante che va dalla traduzione con testo a fronte di una canzone come “No One Is There” o alla pubblicazione integrale di una delle sue rare interviste, nell’occasione quella che Nico concesse ad un giornalista di una radio australiana. Leggendo le pagine di questo racconto di musica scopriremo che quello con i Velvet Underground non fu per Nico il vero esordio, perché aveva cantato tempo prima per Jimmy Page, che poi formerà i Led Zeppelin, “I’m Not Saying”, un brano scritto da Gordon Lightfoot. L’artista tedesca era una donna complicata e difficile, algida ed egoista, ma quanto mai affascinante, al punto che aveva stregato prima Brian Jones, il chitarrista dei Rolling Stones, e poi - una volta sbarcata negli U.S.A. - anche Bob Dylan, che scrisse per lei un brano intitolato “I’ll Keep It with Mine”. Era la “sorella di sangue” di Jim Morrison dei Doors, è stata amica ed amante di John Cale, di Lou Reed, ha avuto una breve relazione anche con Iggy Pop degli Stooges, ha vissuto pienamente quegli anni, ha amato tanto, ha sperimentato tanto, si è donata totalmente - lei di formazione classica, con una madre che ascoltava solo musica lirica - alla cultura underground ma, sebbene fosse desiderata da tanti e avesse provato a codificare l’amore in tutte le sue varie forme, non era mai riuscita a sconfiggere il demone della solitudine. Nico infatti morì sola il 18 luglio del 1988 in seguito alle conseguenze devastanti di una caduta dalla bicicletta. Avvicinatevi a questo libro con cautela e rispetto, magari leggetelo mentre ascoltate i suoi album solo, “The Marble Index” per esempio o anche “Desert Shore”, e comprenderete meglio il mistero di questa donna, unica e meravigliosa, la sacerdotessa dell’era Underground newyorchese.
Articolo del
09/08/2006 -
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