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Jack Black
Non c’è scampo
2006
Alet Edizioni
di
Matteo Strukul
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“Non c’è scampo” di Jack Black è un’”isola del tesoro”, un sole che si temeva eclissato per sempre e che invece è stato restituito al cielo da una casa editrice intraprendente e corsara: la patavina ALET. In quello che a buon diritto può definirsi l’archetipo americano del romanzo di formazione vissuto con gli occhi dei diseredati e dei senza tetto, si assiste non solo all’educazione di una canaglia ma ad una storia che è un viaggio romantico, pur nel suo appeal gaglioffo e sgangherato, nell’America degli anni ’30. Dalle fumerie d’oppio alle stamberghe piene d’alcool, dai raduni degli homeless, allora Yegg, alle rapine al treno, la straordinaria narrazione di Jack Black “dilaga” letteralmente in un susseguirsi d’avventure ed inseguimenti, truffe e celle d’isolamento. Personaggi che escono dalle pagine con una forza prepotente, popolando l’aria di nomi come Mary Stinco di maiale e Sanctimonious Kid, Soldatino Johnnie e Saponetta Jefferson Smith ed è con loro che vive la propria leggenda personale Jack Black, prima delinquente e vagabondo, poi paladino degli emarginati e teorizzatore della funzione rieducativa della pena volta a garantire il reinserimento dei criminali nella società. In un libro che ha il sapore della confessione - magistralmente divisa fra amarezza ed ironia pungente, dignità picaresca e spietata violenza - Jack Black costruisce una storia, meglio, un’autografia che si riflette nel mito quasi fosse uno specchio d’acqua e che molta parte avrà nell’influenzare gli scrittori americani a venire se è vero che dalla quarta di copertina William Burroughs ci avvisa “Mezzo secolo dopo avrei usato situazioni e personaggi citando a memoria interi passi di Jack Black, talvolta parola per parola e quando ti ricordi un brano di prosa a cinquant’anni di distanza dev’essere buono per forza”. Pare difficile non condividere un’affermazione del genere e, tuttavia, al di là delle citazioni e delle patenti di nobiltà letteraria, quel che più conta è il ritmo incalzante e la brillantezza con cui Jack Black racconta la passione fulgente ed il fascino zingaro di una vita spesa sulla strada e per la strada. “Non c’è scampo” ha perciò il profumo e la freschezza d’un fiore cresciuto nella notte, la dolcezza malandrina d’una lettura rubata all’oblio, la forza vergine e dirompente in grado di avvincere il lettore e di parlare di figure vivide e classiche ad un tempo quasi fossero state strappate alle immagini d’un dagherrotipo.
Articolo del
25/09/2006 -
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