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Da sempre la linea editoriale di Alet Edizioni si muove sapientemente a cavallo fra fiction e realtà, fra invenzione narrativa e verità storica, senza rinunciare ma anzi ricercando, a tratti, addirittura una sorta di “meticciato” letterario, una forma d’”imbastardimento” affabulatorio fra differenti piani e forme di comunicazione ancor prima che fra generi. Non stupisce dunque la scelta, coraggiosa peraltro, di dare alle stampe la sceneggiatura di Apocalypse Now Redux, quindi del vero e proprio “spartito” a più voci di quello che è a buon diritto considerato il capolavoro di Francis Ford Coppola. Alet pubblica in particolare la versione originale, Redux, uscita nelle sale cinematografiche nel 2001, e che nel film si traduceva in quarantacinque minuti in più quasi a voler ricucire e suturare i tagli imposti a suo tempo dalla produzione. Ne esce una lettura straordinaria per efficacia e concisione del testo, densa nel concentrare avvenimenti e vicende in un intreccio che, per forza di cose, ha i tempi e gli accenti d’un film, in grado di puntare dritta al cuore duro e pulsante della storia con ciò conservando la lucida sintesi che apparteneva a Cuore di Tenebra di Joseph Conrad di cui Apocalypse Now costituisce l’adattamento per il cinema. Ecco allora la discesa all’inferno del Capitano Willard alla ricerca di Kurtz e la cavalcata delle Valkirie di Wagner ad annunciare l’arrivo, sugli elicotteri d’assalto, del colonnello Kilgore che costringe i propri uomini a fare surf sotto i bombardamenti, e poi il sesso con le conigliette di Playboy e la barca di Willard che risale il fiume per arrivare infine all’incontro con il colonnello Kurtz e guardare negli occhi il Male. C’è una storia stregata in Apocalypse Now, un Vietnam che non verrà mai più descritto in modo così inquietante e sinistro, un dolore spettrale che attraversa la storia fino alla conclusione che sigilla il diabolico percorso di una guerra che proprio perché tale è imbevuta di disumana follia. Kurtz e Willard sono due uomini spezzati, uno dalla pazzia e l’altro dalla ragione, che si fronteggiano in un duello sanguinario, prima a distanza e poi faccia a faccia fino alla grande parabola conclusiva in cui tutto precipita in un epilogo già scritto. C’è un grande merito nell’aver riproposto la sceneggiatura originale di John Milius e Francis Ford Coppola ed è quello di aver pubblicato in lingua italiana un manifesto ideologico, la mappa personale di un autore che più di tutti ha saputo con i suoi simboli incidere le coscienze, descrivere il modo in cui gli uomini hanno smarrito il senso di parole come morale, pietà, amore e hanno creato col sangue delle vite falciate quell’orrore che ha un nome solo: guerra.
Articolo del
23/10/2006 -
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