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“Rude Boy” sta ai Clash come “The Great R’n’R Swindle” sta ai Sex Pistols: un film/documentario che intervalla momenti di fiction a spezzoni di esibizioni live e non solo. Tuttavia, mentre per “Swindle” Julian Temple riuscì a creare un arco narrativo (documentaristico) sensato e godibile, la trama del film di Hazan e Mingay è quanto di più inconsistente possa capitarvi di vedere: i registi/autori seguono infatti la parabola di tal Ray Gange, esponente della working class londinese nonché banconista di un malfamato sexy shop. Ray ha le idee confuse tanto sul proprio futuro che in politica; la sua massima aspirazione è diventare roadie di una punk band, i Clash appunto, ma una volta che ottiene il sospirato incarico viene presto licenziato per (diciamo così) scarsa serietà professionale). In mezzo alla noia della scarsamente interessante vita di Ray, i Clash, gruppo punk composto dal fu Joe Strummer, da Mick Jones, Paul Simonon e "Topper" Headon, incendiano la Londra del 1978 con le loro vibranti esibizioni live al Victoria Park e al Lyceum. Per lungo tempo, almeno fino all'uscita della compilation/documentario "Westway To The World" di Don Letts nel 2000, tali performance dei Clash hanno rappresentato l'unica occasione di (ri)vedere in azione una delle più grandiose rock bands di tutti i tempi all'apice della creatività. Spiccano, su "Rude Boy", delle straordinarie "London's Burning" e "White Man In Hammersmith Palais", riprese alla perfezione da Hazan e Mingay, con uno Strummer in piena forma e con tutti e quattro i Clash che danno, in generale, l'impressione di essere un gruppo compatto, senza macchia e senza paura. Altra highlight: Mick Jones che canta la sua melodica "Stay Free", una delle migliori canzoni dell'album "Give Em Enough Rope", uscito proprio in quel 1978 che fu l'anno in cui i Clash stabilirono le basi per la propria popolarità oltroceano e finanche in Italia, prima dell'attacco definitivo, sferrato con il doppio "London Calling" pubblicato sul finire del 1979. Compratelo questo DVD (contenente tra gli “extras” anche versioni live di “English Civil War” e “White Riot”), e assaporate l'esperienza dei Clash live nell'anno finale della rivoluzione punk; skippate la fiction al cloroformio sulla vita e le aspirazioni del "rude boy" Ray e passate direttamente alle scene in cui appaiono Strummer e soci, giovani e (apparentemente) invincibili. Ne resterete esaltati, anche se non è possibile escludere il manifestarsi di un pizzico di malinconia, dato che da quel fatidico 1978 di tempo ne è passato, i Clash sono ormai morti e anche Joe Strummer è stato sepolto (R.I.P.). Ma come documento storico, "Rude Boy" è (quasi) perfetto.
Articolo del
31/12/2002 -
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