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Avete mai pensato di coniugare la voglia di futuro - e quella certa propensione per l’azzardo che caratterizza l’arte contemporanea - con il Rock and Roll? Avete mai provato a mettere in relazione quel “tutto si muove, tutto scorre, tutto volge rapido”, il motto proprio del Manifesto del Futurismo di Martinetti con lo stile di vita e le inquietudini dei rock and rollers? A pensarci bene, i due mondi non sono poi così lontani e sono destinati ad incontrarsi. Fate un passo indietro e considerate, per esempio, l’importanza che ha avuto l’incontro fra la Factory di Andy Warhol e i Velvet Underground di Lou Reed e di John Cale nella New York della fine degli anni Sessanta, nel periodo di pieno fiorire della Pop Art. Di questo e di tanto altro ancora tratta il libro che vi presentiamo, scritto da Fabriano Fabbri, docente di Tecniche dell’Arte Contemporanea e di Storia dell’Arte del Novecento presso l’Università di Bologna per le Edizioni Atlante. Il testo si avvale di una veste grafica di assoluto valore, può contare su quasi trecento pagine, corredate da oltre trecento immagini e approfondisce le varie forme di relazione fra Arte e Cultura di massa, soffermandosi molto sul concetto di “readymade” e di “performance”. Le tematiche del Futurismo e del Dadaismo e le proposte delle avanguardie artistiche degli anni Sessanta vengono accostate alle liriche, ai suoni e alle gesta di personaggi fondamentali nella storia del Rock come Jim Morrison, Janis Joplin, Jimi Handrix e gli Who di Pete Townshend. E’ sul piano della soddisfazione dei sensi che Musica e Arte si incontrano, spesso si sovrappongono, interagiscono e creano un gioco di complicità che si scopre all’interno delle pagine di questo libro, scritto in un modo niente affatto accademico, che mette sullo stesso piano quella che una volta era considerata “cultura alta” l’Arte, e il suo parente povero, relegato nella “cultura bassa”, musica di strada, indemoniata e spregevole, il Rock And Roll. “Musica, Sesso e Idee sono la corrente delle connessioni” diceva Jim Morrison, “L’unico suono che esiste per me è quello della Mente, i miei lavori vogliono solo stimolare la Musica nella mente della gente” sosteneva Yoko Ono, il tutto all’interno di un “think different” che animava tutta l’arte e la musica dell’epoca, dalla tempesta elettrica che scaturiva dalla chitarra di Jimi Hendrix all’energia primitiva dei Doors di Jim Morrison, autentico sciamano della musica moderna. Nelle pagine finali il testo di Fabbri coniuga la Body Art di Marina Abramovic con la fisicità di quel “Tommy Can You Hear Me?” cantata dagli Who o con certi brani, questi più recenti, dei Nine Inch Nails. Insomma, si tratta di un libro che non si può non avere, che attinge ai sensi, descrive quel che li eccita, mescola arte e rock and roll, musica e sesso, poesia e chitarre elettriche con tutta una serie di collegamenti e di citazioni che coinvolgono, chiamano dentro, che ci fanno diventare protagonisti assoluti, per una volta attori di quelle pagine che stiamo sfogliando, del libro che stiamo leggendo. Un capolavoro assoluto!
Articolo del
30/01/2007 -
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