Mancava, in Italia, una biografia di Johnny Cash, personaggio centrale nella storia della musica popolare degli ultimi 50 anni. Uno tornato grande nella seconda metà degli anni 90 grazie alle cure di Mr. Rick Rubin, ormai specializzato nel levare la patina del tempo da artisti in crisi, mostrando loro cosa li aveva resi tali. Ma se tutti conoscono Johnny Cash per la serie dei meravigliosi “American Recordings”, pochi sanno che questo cantante country fu tra i fondatori del rock’n’roll in quelle cruciali giornate de fuego negli studi della Sun Records, e che fece parte del primo supergruppo della storia in quelle leggendarie sessions di un pomeriggio del dicembre 1956, passate alla Storia come “The Million Dollar Quartet”: Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins e – appunto – Johnny Cash. Qualcuno se lo ricorderà in “The Wanderer” a conclusione di “Zooropa” degli U2. Qualcuno avrà visto il biopic “I Walk The Line”, e saprà dei suoi problemi di droga, di una moglie tradita, di lunghe corse in autostrada e di un grande amore, quello per June Carter, che l’accompagnerà per tutta la vita. Qualcuno saprà anche della sua grande fede. Ma dove ci soccorre questa unica biografia italiana di Cash, oltre che nel sistemare tutte queste informazioni sparse, è nel testimoniare una vita spesa in difesa degli ultimi, che nasce nei campi di cotone dell’Arkansas, affonda le radici fino agli antichi re di Scozia e s’incrocia (forse) con il popolo pellerossa Cherokee. E un cantante country così naturalmente antirazzista, nell’America dei 50 e dei 60, non era facile da trovarsi. Una forte vocazione sociale che si incrocia – molto americanamente – con una grande fede, e che porterà Cash a incrociare la strada di Dylan e a schierarsi contro tutte le guerre Usa dal Vietnam in poi. Onore al merito di Stefano Santangelo e delle Edizioni Il Foglio, dunque. Anche se poi però il libro non è esente da pecche. Sei righe alla collaborazione Dylan-Cash in “Nashville Skyline” sono un po’ pochine. Così come qualche episodio in più della turbolenta vita di Cash non avrebbe guastato (ma leggetevi come Cash è uscito dalla droga e cos’ha fatto quando ci è ricascato, e ditemi se non vi vengono i brividi). Sulle 205 pagine che compongono il libro, 68 di biografia sono un po’ pochine. E delle 90 di testi commentati ci si chiede perché non ci sia la traduzione e perché i commenti siano sostanzialmente il riassunto di ciascun testo. Insomma, un’opera di un appassionato, non di uno scrittore rock. Ma rimane sempre il grande merito di aver divulgato per primo in Italia la vita dell’uomo che decise di vestirsi sempre di nero finché le ingiustizie del mondo non fossero cessate.
Articolo del
12/04/2007 -
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