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Finalmente viene pubblicato anche in Italia “No Irish No Blacks No Dogs”, il libro scritto nel 1994 da John Lydon, alias Johnny Rotten, leader dei Sex Pistols, la più devastante band del primo Punk Rock inglese nel lontano 1977. Il testo è in realtà un’autobiografia a più voci, scritta dall’autore in collaborazione con Kent e Keith Zimmerman, altri testimoni sinceri dell’infuocata visceralità che animava la scena musicale dell’epoca. Si parte dall’infanzia di John Lydon, vissuta a Londra, a Finsbury Park, si passa attraverso la descrizione dettagliata dell’aria che si respirava nei sobborghi londinesi, fino ad arrivare alla vera e propria esplosione del Punk, diventato una moda culturale prima, trasformato poi in un fenomeno da baraccone da personaggi subdoli come Malcom McLaren e Vivienne Westwood. Il libro alterna incursioni nell’ambiente familiare di Johnny Rotten alla narrazione di episodi divertenti ed amari che coinvolgono altre rock stars dell’epoca, a partire dal rapporto di amore-odio che legava Johnny a Sid Vicious, per arrivare fino a Billy Idol, all’epoca con i Generation X, e a Chrissie Hynde, la vocalist dei Pretenders. Non viene risparmiato niente a nessuno, non c’è spazio né tempo per farneticazioni e bugie. Non leggerete le complicazioni, le stronzate e le seghe mentali proprie di chi scrive di musica perché non è capace di suonarla. Nessuna concessione viene fatta al sensazionalismo, e allora miti e leggende del Rock ci appaiono come quello che sono nella realtà, persone normali, e basta, scarnificate dalle parole di questo libro esattamente nello stesso modo in cui all’epoca le note distorte delle chitarre elettriche e la voce al vetriolo dell’autore attaccavano il fragile equilibrio psichico di quanti stavano ad ascoltare. Alle radici dell’odio per i Beatles, dentro il rifiuto di ogni linea melodica, tolto il coperchio sul ruolo effettivo che ebbero all’epoca i Situazionisti, niente slogan, niente opportunismi e finzioni, Johhny Rotten rivive con profonda amarezza una stagione che si rivelò un inganno totale, finito nello stesso nulla dal quale era iniziato, ma che ci ha regalato momenti di musica veri e coinvolgenti, miracolosamente al di sopra delle capacità e del talento di quelli che allora ne furono protagonisti.
Articolo del
05/10/2007 -
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