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Dopo diverse pubblicazioni di dubbio interesse ed incerta fortuna, e accanto alla biografia ufficiale di Patrick Humphries, tradotta recentemente anche in italiano, ecco che arriva finalmente un libro che approfondisce - attraverso un’attenta analisi dei testi delle sue canzoni - la natura delle breve ma intensa parabola esistenziale di Nick Drake, giovane musicista inglese, nato in Birmania, tornato in Gran Bretagna all’età di due anni e cresciuto vicino a Birmingham in una famiglia dell’alta borghesia locale. A sedici anni Nick era già molto bravo sia con la chitarra che con il pianoforte e, particolare da non sottovalutare, anche la madre scriveva canzoni. Quando poi cominciò a studiare letteratura all’Università di Cambridge, entrò in contatto con il movimento underground e con la cultura psichedelica della fine degli anni Sessanta. Appassionato di blues, si interessò però anche al folk revival e fu molto influenzato dalle canzoni di Bob Dylan, di Tim Buckley, di Van Morrison e di Donovan. Musicista molto raffinato, ma con un carattere introverso, Nick Drake incontrava molte difficoltà nell’affrontare la vita. Ci ha lasciato nel 1974, a soli ventisei anni d’età, dopo aver assunto una dose eccessiva di farmaci antidepressivi. Ci restano però i suoi album, dischi preziosi e necessari come “Five Leaves Left”, “Bryter Layter” e “Pink Moon”, opere che contengono episodi di morbida introspezione e di sublime percezione, canzoni che restano da sole come testamento ideale di un poeta delicato e sensibile. E proprio all’interno di quei testi Paola De Angelis, giornalista musicale e conduttrice radiofonica (Rai Stereonotte, Il Cammello), è andata a trovare le radici e le ragioni ultime della sua spiritualità, delle sue rime ricercate, ispirate tanto dagli elementi della Natura quanto da una ricerca esistenziale che lo portava alle soglie dell’inconscio. Il libro prende in esame canzoni come “Way To Blue”, “Time Has Told Me”, “River Man” e tante altre ancora, per scoprire come - in quei brani - succeda molto di più di quanto sembri, merito di una chiave poetica davvero profonda, che non si accontenta di rimanere in superficie. L’autrice mette in evidenza come nelle canzoni di Nick Drake non manchino i riferimenti letterari: su “Day Is Done” per esempio, echeggiano versi di Matthew Arnold, su “Fruit Tree” invece si sente l’influenza di John Keats, mentre su “Northern Sky”, una canzone d’amore bellissima, che ha cementato tante coppie inglesi, vengono citati versi tratti dai “Presagi di Innocenza”, di William Blake. Il titolo del libro, “Journey To The Stars”, trae origine da “The Thoughts Of Mary Jane”, una canzone del primo album, dove si parla del “viaggio verso le stelle” di Mary Jane, personaggio femminile che ritrae una ragazza di quegli anni, della generazione psichedelica, eccentrica e sfuggente come deve essere una vera e propria “Principessa del Cielo”, così come la definisce l’autore nel finale. Un libro molto bello, ricco di riflessioni e di spunti interessanti, un testo dal quale la figura di Nick Drake emerge come quella di un eroe romantico, bello ed affascinante, delicato nei modi e riservato nella vita, misterioso nella morte. Fortemente consigliato.
Articolo del
08/11/2007 -
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