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Francamente, sono rimasto deluso da questo “Bedroom Dj” di Elisabetta Güttler, esordio su carta stampata della scrittrice torinese ora trasferitasi in Germania, “alle porte del cosmo”, come dice lei nella propria breve autobiografia, citando elegantemente quel gran brano del Finardi anni 70. Intendiamoci: “Bedroom Dj” è un libro onesto e a qualcheduno sicuramente piacerà. Facciamo così: prendiamola larga. Elisabetta Güttler ha pubblicato sul web il thriller “Moods” (http://moodsromanzo.blogspot.com/) e – guarda caso – “Le porte del cosmo” su www.grigiotorino.it. Due e-blook, come spiega lei stessa: ovvero una via di mezzo tra il romanzo a puntate e il blog. Lavora nel settore comunicazione di una multinazionale del settore audio, a Düsseldorf, città che già solo per aver dato i natali ai Kraftwerk, ai Can e ai Neu! (ma anche ai Cluster...) merita la gratitudine del genere umano. Scrive su www.scuolaholden.it, il magazine web dell’omonima scuola letteraria fondata da Alessandro Baricco. Ecco. E qui mi scatta l’illuminante paragone. Questo libro della Güttler, in un certo qual senso, è proprio “baricchiana”. Nel senso che racconta (non sto parlando quindi di derivazioni stilistiche) una storia di piacevole nulla, che gioca sul doppio senso del termine “Bedroom Dj”, che indica in senso proprio un ragazzino aspirante dj, chiuso nella propria cameretta con due giradischi e un mixer. Solo che qui la protagonista – una thirty something quasi forty – impiegata in una multinazionale tedesca del settore audio (ma va’?) il dj, già una superstar, se lo porta proprio in camera da letto, dando vita a una classica storia d’amore in cui le difficoltà vengono dal carattere capriccioso e un po’ strambo dell’artista, dal solito insospettato triangolo, e i conforti dalla vecchia e saggia nonna custode di una quasi eretica tradizione di famiglia e dall’ex quieto nel suo ruolo, ma in fondo in fondo quasi nostalgico della protagonista. Avete capito bene: la trama è quella di un romanzo di Liala. Solo che Güttler, per ricordarci che siamo nel 2007, condisce il triangolo con sfumatura bsx, ambienta il tutto tra rave, dj, musicisti rock, trae perle di saggezza dalle canzoni degli Smiths. Per cui, da Liala si passa a una perla della letteratura italiana come “Sposerò Simon Le Bon” di Clizia Gurrado, instant book che nel 1985 ebbe almeno il merito di inquadrare dal di dentro un fenomeno di costume. Ma oggi, nel 2007, dopo tutti i libri della Santacroce o “Last Love Parade” di Mancassola, che rimane da illuminare della scena – chiamiamola così – dance? E lo dico trascurando l’evidente divario stilistico che separa Santacroce e Mancassola dalla Güttler. Per cui cosa rimane? Un romanzetto d’amore che nonostante l’ambientazione sa tanto tanto del lato peggiore degli anni 80. Come ho detto, sicuramente piacerà a qualcheduno. A me no. E non ve lo consiglio.
Articolo del
05/12/2007 -
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