|
Ecco che cosa succede ad essere oberato dagli impegni ed arrivare in ritardo: che la cosa più importante su questa inusuale ed inedita panoramica sulla musica del ’68 l’ha già detta D’Orrico sul Corriere Magazine. E cioè che questo è il più bel libro scritto su ’68. Sì, sì, avete capito bene: non solo quello musicale, ché con due fuoriclasse come Bertoncelli e Zanetti è ovvio e scontato (la sorpresa sarebbe il contrario), ma su tutto il ’68. Meglio di un libro di storia, di analisi politica, di rievocazione del costume, il viaggio dei gemelli della critica musicale italiana ricostruisce il clima, l’aria che respirava nell’anno della contestazione studentesca. E si scopre, come avverte l’introduzione al libro, che “tante storie musicali che si raccontano del ’68 non sono accadute in quell’anno”, che “Sessantotto è diventato quasi subito un modo di dire”, perché “tante leggende che si tramandano non sono proprio mai accadute mentre sono successi fatti che con il Sessantotto mitologico c’entrano poco o proprio stridono”. E 68 (più uno, ma che uno!), sono i dischi usciti nell’anno in questione analizzati da Bertoncelli e Zanetti: album rock per il primo, 45 giri canzonettari per il secondo, grosso modo. Schede puntuali, che raccontano vicende, glorie, fortune e sfortune di artisti ancor oggi celebrati o caduti nell’oblio più totale: e sono storie affascinanti e a volte commoventi, per il lato umano che ne esce fuori. E poi ci sono i due saggi introduttivi, dai titoli che già anticipano il risultato dell’indagine: “Il diavolo? La rivoluzione? O il ballo di Simone?” di Bertoncelli e “D’altronde, d’altro canto” di Zanetti, con calembour panelliano. Perché proprio questo è l’inaspettato graal che esce dal libro. Che ci sarà stato, sì, chi lottava per fare la rivoluzione. Ma la maggior parte della società italiana pensava ad altro, ed ascoltava quindi altro. Lo stesso cd allegato al volume, che raccoglie le canzoni di impegno politico che sono state cantate quell’anno o raccontano di quel ’68, confermano la discoperta: nessuna di esse è stata composta o pubblicata allora. O prima. O dopo. Adorno diceva che “minima moralia”, ovvero che nelle cose più piccole, quelle della vita quotidiana, più si rivela la moralità di un uomo e di un’epoca. Battiato rispondeva che “minima immoralia”. Bertoncelli e Zanetti vi trovano, più semplicemente, la verità di un’epoca. Applausi.
Articolo del
08/07/2008 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|