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E’ un libro su Robert Johnson, il più grande chitarrista blues di tutti i tempi, ok! Ci sono i testi delle sue canzoni più importanti, commentate con dovizia di particolari, fin nei dettagli lessicali in apparenza più trascurabili, ok! Ma quello che più traspare dalla lettura di questo libro, a cominciare dalle note introduttive di Alessandro Portelli, è quanto e cosa il blues del Delta del Mississippi abbia significato nella musica del Novecento. Dalle parole di “Love In Vain” in poi assistiamo al trionfo della poetica del blues, un genere musicale talvolta messo da parte dai fruitori di musica moderna, perché considerato povero, ripetitivo, fin troppo scarno ed essenziale. Ma sta proprio nel comprimere, nella tecnica della sottrazione, il fascino delle culture popolari orali che hanno dato origine al blues, una musica che nasce in contesti sociali poveri, economicamente limitati forse, ma non certo privi di capacità espressive. La scarsità dei mezzi a disposizione diventava quindi una molla per la creatività artistica, la canzone blues nasceva dal binomio di memoria e voce, la performance dal vivo aggiungeva poi sempre qualcosa ma se poi in sala di incisione si cerca di aggiungere troppo, beh non è più la stessa cosa. Il 23 novembre del 1936 è una data storica per il blues, è il giorno della prima seduta di registrazione per Robert Johnson, che cominciò la sua session comprendente otto brani con “Kind Hearted Woman Blues”, pubblicata poi l’anno dopo dai discografici della Vocalion. A quello stesso periodo risale “Sweet Home Chicago”, forse il brano di rhythm & blues più conosciuto in assoluto, reinterpretato da molti, ma sono in pochi a sapere che è stata scritta proprio da lui, da Robert Johnson in persona che fra l’altro si ostina a ripetere “Sono tornato a casa in California/ nella mia dolce Chicago” quando la città di Chicago - come voi tutti saprete - dista davvero molte miglia dalla California. Ebbene, se si tratti di un errore geografico o di una licenza poetica, questo lo potrete scoprire - insieme a tante altre cose - solo leggendo accuratamente questo testo ben scritto e redatto da Luigi Monge, un giornalista musicale specializzato in musica afroamericana, che ha tenuto delle conferenze sul tema anche negli Stati Uniti, dove collabora ancora con prestigiose riviste musicali. Sarà un viaggio molto interessante dentro il blues in un itinerario che avrà come guida ideale la chitarra di Robert Johnson!
Articolo del
08/09/2008 -
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