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Lunga intervista a Mogol da parte di Sabelli Fioretti, una delle firme del giornalismo italiano (La Stampa, Io donna, Corriere Magazine, La Repubblica… bastano?) e Giorgio Lauro, conduttore di Catersport, questo libro non pretende di essere una puntuale ricostruzione degli anni del sodalizio Mogol-Battisti. Piuttosto è una lunga conversazione libera, in cui a volte si salta di palo in frasca, ma studiatamente, per poi tornare a stuzzicare Mogol sugli argomenti più controversi del suo lungo rapporto con il riccioluto: il falsissimo mito del Battisti fascista, i perché della separazione, la controversa figura della moglie Grazia Letizia Veronese. E naturalmente si parla molto anche del Cet, la scuola per giovani talenti che Mogol ha fondato nel 1992, che con Battisti, come argomento, c’entra poco o nulla: è anche un tributo doveroso da pagare a un uomo (Mogol) che tutti intervistano sul suo ex socio chiedendogli poco o nulla di lui stesso. Alcune parti si potevano evitare, come il catalogo delle attrici e modelle che piacciono o non piacciono a Mogol, altrove c’è qualche imprecisione nelle domande (il brano che si apre con gli accordi di “Michelle” dei Beatles non è “29 settembre”, ma “Fiori rosa, fiori di pesco”; e comunque non si tratta di una scopiazzatura, come la domanda fa intendere, dato che Lucio cambiò ritmo e melodia: come dire tutto), ma nel complesso è gradevole. Mogol sfata qualche credenza (a chi sarebbero ispirate “Mi ritorni in mente” e “Fiori rosa, fiori di pesco”, per esempio), confutando le testimonianze altrui, ma non ci sono rivelazioni che fanno tremare i polsi. Per carità, è anche difficile, dopo almeno dieci anni di scavo nell’impenetrabilità del privato (comprendendo in esso anche la vita professionale prima e dopo ogni singolo disco: la creazione, la registrazione, l’arrangiamento dei pezzi) dello schivissimo Battisti: per cui è difficile biasimare Sabelli Fioretti e Lauro. Resta il fatto che i battistiani doc, quelli che ogni mattina compulsano Google alla ricerca di nuove news sul Lucione nazionale non apprezzeranno molto questo libro. Ma per chi si accosta per la prima volta al mondo di Mogol e Battisti andando oltre al semplice ascolto delle canzoni, “Il mio amico Lucio Battisti” può essere un buon viatico.
Articolo del
12/09/2008 -
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