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Se potessi, invece di scrivere una recensione a questo libro, farei partire 48 minuti di applausi. Uno per ogni euro di costo. 48 euro meritatissimi, per un’opera di straordinaria e completa documentazione, in grande formato, arricchita da bellissime foto, con la rara capacità di emozionare attraverso lo strumento dell’intervista e dei ricordi di chi c’era. 184 pagine che aprono uno squarcio su un tipo di discografia che oggi pare impossibile neppure immaginare, per la passione che animava i responsabili della RCA italiana tra anni 50 e primi anni 80, il fiuto che li contraddistingueva, l’abilità nel trattare come prodotto artistico anche la canzonetta più sciocchina, dotandola di signori arrangiamenti (Morricone, Trovajoli e Bacalov sono nomi che vi dicono qualcosa?), la caparbietà nell’insistere a proporre musicisti bravi ma dallo scarso appeal commerciale. Una storia tutta romana, quella che inizia nel 1951 al chilometro 12 della via Tiburtina con l’apertura della filiale italiana della major Usa. Una storia che rivive nelle parole di Italo “Lilli” Greco, produttore, compositore, musicista e arrangiatore, l’uomo che convinse Paolo Conte a cantare in proprio, che scoprì Antonello Venditti e Francesco De Gregori. Senza contare la pletora di grandi nomi degli anni 60 con cui ha lavorato: Patty Pravo, Rita Pavone, Sergio Endrigo, Gianni Morandi... Una storia completata da 23 interviste a personaggi chiave, dai dirigenti e dai fonici di allora a molti dei nomi sopra ricordati. Maurizio Becker, con impegno e dedizione, ha ricostruito un’epoca e un modo di vivere la musica in un libro che non può non entusiasmare ogni sincero appassionato di musica, anche chi non ha vissuto quegli anni, chi non è particolarmente affezionato ai nomi sopra citati, chi non conosce gran parte di essi. Non è un caso che questo libro abbia vinto il premio speciale SIAE come “Miglior libro di saggistica su musica italiana 2007/2008”, assegnatogli durante “Libri in musica - Musica in libro” il primo Festival del Libro Musicale di Sanremo. Siccome nonostante i toni entusiastici di questa recensione non sono Mollica, non riesco a non vedere in questo premio SIAE la coda di paglia, oltre al riconoscimento della bellezza del libro. Già, perché non mi vengano a raccontare che oggi una discografia del genere non è possibile perché mancano i soldi (cosa verissima) o gli artisti di talento in giro (cosa falsissima: Baustelle docent). Manca il talento dei discografici. Prima c’era gente che faceva questo mestiere per passione; ora lo fanno i manager scartati dalle industrie vere, cioè gli incapaci e gli incompetenti. Dieci, cento, mille “Lilli” Greco, ci vogliono. Ora e subito.
Articolo del
30/09/2008 -
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