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Una lunga chiacchierata con il noto scrittore di gialli Carlo Lucarelli prima della lettura e presentazione del suo ultimo libro: L'ottava vibrazione (2008, Einaudi). Una serata che vede il connubio tra i passi del suo romanzo e l'atmosfera musicale, per poterci trasportare non solo nei luoghi descritti tra le pagine del libro, ma per assaporare gusti ed odori della terra africana.
L'ottava vibrazione si svolge nell'Africa del colonialismo di fine 1800, geograficamente e storicamente lontani da oggi. Cos'hai provato a scrivere di fatti così distanti?
Ho iniziato a scrivere questo romanzo ambientato in quel determinato momento storico, perché nel nostro presente sentivo delle suggestioni che mi riportavano a quei fatti e a quel periodo. Scoprendo che quei momenti sono più vicini di quello che sembra. L'idea di confrontarsi con un altro mondo che è diverso da noi, soldati e italiani in un'altra parte del mondo, il confronto tra il Nord e il Sud, l'esportazione della civiltà e la democrazia, sono le stesse parole che tornano ogni giorni anche oggi! Ora ci sono la guerra in Iraq e Afghanistan e tutto quello che ne comporta, quindi come si può vedere i due periodi non sono poi così distanti tra loro.
In una tua recente intervista dici che hai trovato molti parallelismi, tra pregi e difetti, negli italiani di quel periodo e quelli del presente. Alcune problematiche però stanno nascendo soprattutto in questo periodo, come la discriminazione razziale e la paura del diverso. Come potrebbero essere risolte queste due lacune, viste in questa Italia che sembra faccia fatica a vedere in grande?
Altri paesi dal passato coloniale che si sono confrontati con questa realtà, ad un certo punto hanno pensato come normale l'idea di avere a che fare con persone con un'altra origine. Noi questa esperienza l'abbiamo rimossa completamente senza mai occuparcene ed ora, sembra una novità avere rapporti con persone di altri continenti. Invece, per molto tempo non è stata una stranezza, era la normalità della vita; un rapporto sbagliato perché si parla di colonialismo, un periodo nero dell'umanità, ma è una base per capire. Già imparare la storia ti fa capire che hai un rapporto con altri popoli, adesso invece è la conoscenza che ci può elevare. Molti dei discorsi fatti sull'insicurezza nelle nostre città, sono di persone che non hanno mai subito un reato oppure che non ne hanno mai visto uno; ma queste persone si sentono insicure perché dicono che “in giro si vedono molte strane facce”. Sicuramente una di queste potrebbe essere quella di uno spacciatore, ma l'altra è di un tizio qualunque. Se le strane facce le conosci non sono più strane. Il nostro passato coloniale, come dicevo prima, è stata un'occasione mancata, perchè già negli anni '50 avremmo dovuto parlare dei nostri trascorsi in Africa, per capire come si poteva vivere assieme. La letteratura post-coloniale francese è di oltre mezzo secolo fa, la nostra invece è di adesso!
La ricetta della vittoria di Obama è stata appunto quella di stravolgere il pensiero che accompagnava gli elettori. Ha puntato sulla rivalutazione di noi singoli individui, contro un pensiero politico comune che voleva che avessimo paura di chi circondasse; delle “strane facce”.
Certamente quella è stata una parte nella sua vittoria. Pensare poi che tra le sue priorità del futuro, anche per rilanciare le industrie, c'è l'aspetto ecologico, questa è una grande novità su tutti i livelli. C'è anche il fatto che la gente non ha votato Obama perchè afro-americano, ma ha votato un presidente anche di colore; per loro è diventato normale, almeno è stato fatto un passo avanti.
Qualche sera fa ospite da Vespa c'era Vladimir Luxuria. Nella trasmissione si vantavano della sua vittoria all'Isola dei Famosi, in quanto gli italiani hanno rivoluzionato il loro modo di pensare e hanno fatto vincere un transessuale. Penso che non sia questo il tipo di rivoluzioni culturali di cui l'Italia ha bisogno.
Luxuria è due cose: è una persona impegnata nel sociale e nella politica e contemporaneamente poi è una donna di spettacolo; come showgirl è giusto che vinca l'Isola, perchè svolge il suo lavoro. Però allo stesso modo così passano le sue idee, legate all'omosessualità, ai trans, che è di Rifondazione, ma questa è un'altra faccenda. Sinceramente avrei preferito che parlassero di lei politicamente o che avesse vinto un seggio in parlamento piuttosto che l'Isola dei Famosi.
In questa mala cultura che esiste, la televisione è ridotta ad uno stato pietoso, a parte alcuni programmi che vengono relegati in terza serata. Come la pensi al riguardo?
Sono pienamente d'accordo, anche se non bisogna buttare via tutto. Chi dice che non guarda la TV perchè “fa schifo” dovrebbe cercare le cose salvabili e potenziare quelle. Però è vero che la nostra formazione televisiva è carente da questo punto di vista; le notizie dei telegiornali sono allarmistiche che confondono invece di chiarire e se si vuole vedere un documentario o lo si vede sul satellite o alle tre di notte.
Ho letto che hai partecipato alla sceneggiatura di AlbaKiara, film che ha come colonna sonora le canzoni di Vasco. Hai una colonna sonora quando scrivi?
Quello per AlbaKiara è stato solo un lavoro di supervisione della sceneggiatura, perchè il lavoro è di Salvati e mi sono unito perchè mi piaceva l'operazione. Quando scrivo sì, ho una colonna sonora. Per L'ottava vibrazione per esempio è stata una colonna tecnica; quindi musica africana, eritrea, etiopica. Avvicinandomi a quella musica, per simpatia e per suggestioni ascoltavo poi musica popolare; band come Mattanza, Arangara, Alla Bua, che apparentemente hanno poche attinenze. Invece quello che ho trovato era un percorso di sensazioni che dall'Africa mi ha fatto scivolare alla pizzica e alla musica del Sud Italia.
E' da circa un anno che è nato il fumetto Cornelio, il tuo fumetto che parla di un Dylan Dog ambientato a Bologna. In una canzone Max Gazzè paragona la lettura dei fumetti ad una “cultura minore”. Com'è il tuo rapporto con questa cultura alternativa?
Quelli della mia generazione sono figli di una serie di suggestioni e di un immaginario legato ai libri letti, alla televisione vista, ai film e anche e ai fumetti. Ho scritto L'ottava vibrazione perchè avevo in mente una serie di codici che mi permettevano, nell'immaginario, di capire le differenze tra Africa e Italia. Pensando ai soldati italiani in Eritrea, trovavo relazioni a Tex; indiani e cowboy. Non è la stessa cosa, ma mi portava in quella direzione. Queste basi mi hanno aiutato.
Quando penso ai misteri penso al modo malsano e geniale di David Lynch di creare i suoi personaggi. Tu invece come fai?
Incomincio dal vedere quale personaggio potrebbe raccontare un certo tipo di storia. Mi viene in mente poi vagamente la vicenda e l'interlocutore. Nell'ultimo romanzo mi sono chiesto chi potesse raccontarmi la storia, quindi i soldati, chi viveva in quei luoghi, una carabiniere che fa un indagine, un militare che sembra matto. Dopo che i protagonisti emergono, gli do vita seguendoli per vedere dove vanno.
Ad oggi hai scritto moltissimo; per la radio, televisione, giornali. Per molti potresti aver già fatto tutto ed invece qual'è la tua massima aspirazione?
Magari avessi già fatto tutto (ride n.d.a)! Se ci fosse una legge che obbliga a cosa decidere di scrivere, sceglierei: scrittore di romanzi. La mia aspirazione è quella del romanzo perfetto, più profondo, meglio scritto, insomma che possa stravolgere il mondo. Faccio radio, ma non ho certo l'aspirazione di avere chissà quale programma tutto mio. Sono esperimenti fuori dalla mia linea.
Alla fine di ogni serie di Blu Notte mi domando quali misteri ci possono essere ancora in Italia nascosti.
Ce ne sono tanti! Il problema dei misteri italiani, anche quelli meglio insabbiati, è che molti sono collegati tra loro. Avvengono negli stessi periodi, con gli stessi protagonisti che hanno uguali interessi. Quindi non ti basta raccontare della mafia, di Falcone e Borsellino, perchè ti accorgi che ce n'é una diversa a Trapani o a Marlasa e quindi raccontiamo anche quelle. Si scoprono altre storie che raccontate assieme farebbero solo confusione. La soluzione è raccontarne solo una parte, ma questo vuol dire prenderne un altro pezzo e come vedi si va avanti all'infinito.
C'è un momento storico italiano equiparabile a quello odierno? Con poca credibilità nella politica e molta paura del futuro...
Il 1992 di Tangentopoli. Nessuno se lo ricorda ma l'Italia ha attraversato una tremenda crisi politica ed economica, uscendo anche dal Sistema Monetario Europeo. Sono state fatte diverse manovre, ma l'Italia in quei giorni era in bancarotta. Tutto come adesso: la politica che non dà risposte; la gente nera ed arrabbiata; movimenti politici che al tempo erano anti politici, come la Lega, esprimevano la rabbia della gente. Spero in una nuova pulizia, fatta in altri termini rispetto a Tangentopoli, per riassestare e poi poter ripartire al meglio...
Articolo del
23/01/2009 -
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