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Milioni di anni fa, quando ero un pischello, c’erano libri che raccoglievano le traduzioni dei testi degli artisti stranieri. Traduzioni spesso orribili. Già lo sapete: Internet e l’accresciuta conoscenza dell’inglese ne han fatto piazza pulita. Perciò il genere si è evoluto, sfociando nel saggio: non più solo testi con traduzione, ma una spiegazione organica degli stessi, che tenta di fare luce sul mondo di riferimenti culturali in cui si muovono i suddetti artisti stranieri, spesso tanto naturali per loro quanto oscuri per noi Italiani.
La collana Txt di Arcana muove da questi presupposti. E il bel libro di Alessandro Besselva Averame dedicato ai Pink Floyd vi fa una bella figura. Non era semplice, infatti, (rin)tracciare una linea rossa che unisse i testi di un gruppo che ha vissuto almeno tre stagioni, guidato da tre differenti leader: l’alba dorata e cariche di deliranti promesse di Syd Barrett; il meriggio ossessivo e oscuro di Roger Waters; e la sera decadente e in tono minore di David Gilmour. Non era semplice perché la strada era obbligata: la pazzia di Syd Barrett, la fascinazione preoccupata e dolente per il lato oscuro del nostro animo; il carico della “colpa” di non essere riusciti ad aiutare l’amico che diede inizio alla favola bella. Non era semplice evitare di cadere nelle banalità e nell’agiografia. A Besselva Averame almeno un applausetto va fatto per la sua abilità nel non cadere nella trappola destinata pur percorrendo binari obbligati. Si capisce che il Nostro ne sa. E ne sa non in modo improvvisato. Così evita, quando necessario, di rimanere stupidamente fermo alla scansione album per album, inserendo nel discorso i singoli e gli inediti (“Vegetable Man” su tutti) che danno un contributo non secondario al delineamento del mondo Pink Floyd. E pur essendo questo un libro di commento testuale, di qua e di là Besselva Averame riesce ad inserire accenni a come il testo viene reso musicalmente: trattandosi di canzoni e non di poesie, una cosa nient’affatto secondaria, che può cambiare significativamente il valore della parola scritta. Il risultato non è sciatto come capita spesso di leggere, pur nella necessaria brevità. E fa scattare l’insana voglia di compulsare Youtube, mp3, cd, mentre si legge. E di colpire – spesso – al cuore.
Leggendo questo libro ho capito perché un’amica mi confidava, diverso tempo fa, di non riuscire ad ascoltare i Pink Floyd perché inevitabilmente la facevano piangere. Non è poco, trovo. Grazie.
Articolo del
20/04/2009 -
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