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Per quanto comunemente sia associato con i lustrini del glam e l’epopea dell’alieno Ziggy Stardust, il contributo più importante e fecondo di Bowie alla storia della musica rock è nella cosiddetta trilogia berlinese, composta da “Low”, “Heroes” (entrambi 1977) e “Lodger” (1979), da cui figliarono gran parte del suono e dell’estetica post-punk e new wave. Ben venga quindi la traduzione in italiano di questo tomo di Thomas Jerome Seabrook, un resoconto appassionato dei fatti e misfatti esistenziali che portarono alla genesi di questo trittico rivoluzionario.
Si parte dalla cronaca del lost weekend bowiano in quel di Los Angeles, i cupi giorni del 1975, vissuti in un delirio di cocaina, anoressia (Bowie arrivò a pesare 40 kg), superlavoro, dissidi matrimoniali e ossessioni paranoiche per l’occulto e il paranormale. Siccome il tema è la trilogia berlinese, è escluso dalla trattazione “Young Americans”, mentre vi entrano a pieno merito le due imprese artistiche che preludono già ad essa: il ruolo di protagonista nel film “L’uomo che cadde sulla Terra” di Nicholas Roeg e “Station To Station” (1979). Con tutti gli annessi e connessi: il documentario BBC “Cracked Actor”, il tentativo, abortito, di colonna sonora per il film di Roeg, l’incontro con un Iggy Pop sull’orlo della definitiva distruzione esistenziale e il sodalizio umano e artistico tra Bowie e l’ex cantante degli Stooges che portò alla rinascita di quest’ultimo, in ogni senso. Seguendo questa traccia, se è vero che a rigor di logica “Lodger” non dovrebbe far parte della trilogia berlinese perché nessuno dei brani che lo compongono è stato concepito o registrato nella capitale tedesca, e tuttavia vi viene compreso per una certa continuità di ispirazione artistica, a maggior ragione fanno parte della (non più) trilogia berlinese il succitato “Station To Station”, il live “Stage” (1978), i due dischi scritti e prodotti in quel periodo da Bowie per Iggy Pop, “The Idiot” e “Lust For Life” (entrambi 1977), più il live “poppiano” “TV Eye” (1978). Insomma, un saggio biografico non certo banale, anche se per forza di cose (le pagine effettive sono 292), a volte l’aneddottica si pone dei limiti, così come l’analisi degli album, che rimane però sempre puntuale e soddisfacente. Certo, questo non è un libro di filosofia della musica, ma di dati: ma è in questo che risiede il suo essere prezioso per chiunque voglia approfondire questo snodo cruciale della produzione bowiana e della musica rock in generale. Prima della “filosofia”, infatti, viene la conoscenza dei fatti, indispensabile se non si vuole parlare a vanvera: per cui è ingeneroso l’epiteto di “mediocre” riferito a questo libro da un importante giornalista sulle colonne della più importante rivista musicale italiana. Ripeto: è un libro prezioso. Non saprei davvero come definire altrimenti un volume che, oltre a ciò che ho citato, ha pure il merito di ridimensionare l’importanza della collaborazione di Brian Eno ai tre classici cui mi riferivo in apertura: per quanto Bowie e Eno abbiano lavorato in stretta simbiosi, per quanto Bowie fosse affascinato dai lavori dell’ex Roxy Music, per quanto almeno un brano di “Low” sia stato praticamente scritto quasi da solo da Eno (“Warszawa”), Seabrook chiarisce dati alla mano come Bowie, già prima di chiamare l’anglo-francese a lavorare con lui si fosse indirizzato autonomamente verso le stesse direzioni musicali. E la prova è proprio il tentativo di colonna sonora per “L’uomo che cadde sulla Terra”, il cui unico elemento superstite è “Subterraneans” (sempre in “Low”), e forse “Some Are” (inedito di “Low”, poi comparso nella ristampa dell’album del 1991 e nell’antologia di strumentali “All Saints” del 2001).
Libro importante, dunque. Soprattutto perché mai agiografico: quando si tratta di riferire comportamenti non elegantissimi del Nostro non si tira mai indietro (ad esempio, le penose figure in tv, completamente strafatto). E completato da una simpatica guida ai luoghi berlinesi di Bowie a cura di Sean Dodson, uscita per “The Guardian” l’anno scorso. Bowiani: accatatevillo.
Articolo del
25/06/2009 -
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