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Se si cominciano a ripubblicare, in versione aggiornata, i libri di musica scritti in Italia, allora, forse, qualche timido barlume di speranza c’è.
“Figli dei fiori, figli di Satana” di Ezio Guaitamacchi, direttore di Jam, era uscito nel 2000 per Editori Riuniti. Oggi di nuovo ci sono tre nuovi capitoletti (scompare invece “Il ritorno di Carlos Santana”), una prefazione di Country Joe McDonald, uno dei protagonisti di Woodstock, una postfazione di Greil Marcus, uno di quelli che hanno fatto la storia della critica rock (ha scritto per il Rolling Stone degli esordi, Creem, Village Voice) e un’intervista a Peter Fonda. Ma la sostanza del volume di Guaitamacchi si concentra su quattro eventi cruciali del 1969, uno degli anni di svolta del rock: la morte di Brian Jones (3 luglio), il film “Easy Rider” (nelle sale Usa il 14 luglio), la strage di Cielo Drive in cui la moglie di Roman Polanski, Sharon Tate, incinta di otto mesi, trovò la morte insieme a quattro amici per mano degli adepti di Charles Manson (8 agosto) e il festival di Woodstock (15-18 agosto). Angeli e demoni, verrebbe da dire. Che è poi il senso del volume, che, grazie al fatto di concentrarsi su quattro eventi simbolo, è una miniera di notizie. In particolare per quanto riguarda la vicenda di Charles Manson: dubito che in Italia se ne trovi una trattazione altrettanto approfondita. Molto valide anche le sezioni su Brian Jones e “Easy Rider”, mentre quella su Woodstock forse sconta il fatto che oramai tantissimi ne hanno già scritto. Guaitamacchi, in possesso di uno stile a volte arguto a volte stucchevole (come quando si lascia andare ad accumuli di superlativi, parlando dei gruppi dell’epoca), insegue ogni rivolo di informazione relativo ai quattro eventi. Se talora il tocco di Wikipedia si sente troppo, come nella lista dei nati e morti nel 1969 (ma almeno ai nomi segue una piccola bio che cerca di esplicitare le connessioni con l’anno al di là del dato anagrafico), più spesso ognuno dei quattro argomenti viene esaurito in un modo che ha del maniacale (detto in senso positivo, sia chiaro): per dire, di Woodstock si raccontano anche le riedizioni del ’94 e del ’99, il museo dedicato all’evento in loco; o della vicenda Manson si seguono le tracce fino all’epifania di Marylin Manson. E il tutto è molto meno tirato per i capelli di quanto si possa pensare.
Una buona introduzione alle luci ed ombre di un periodo troppo spesso santificato e che, invece, le sue brutte ombre le aveva davvero tutte.
Articolo del
02/07/2009 -
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