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Carlo Massarini (già speaker radiofonico di “Per Voi Giovani” e “Pop-off”, giornalista per le storiche riviste musicali Ciao 2001 e Popster e celeberrimo volto televisivo di “Mr. Fantasy” e “MediaMente”) torna a scrivere di musica, e questa - di per sé - è già un’eccellente notizia. Ma poi lo fa anche con un lussuoso volume fotografico di ben 352 pagine intitolato, dal nome della sua indimenticata trasmissione degli Anni Ottanta, “Dear Mr. Fantasy. Foto-racconto di un'epoca musicale in cui tutto era possibile. 1969-1982”. Lo fa con un’opera bella da guardare (chi si aspettava che Massarini fosse così bravo anche come fotografo?) ma anche e soprattutto da leggere, in cui l’Autore segue un filo che parte dai Rolling Stones “In the Park” nel 1969 al Prog Rock e ai primi concerti di massa in Italia, dalla scoperta dei gruppi inglesi alle voci della West Coast e ai cantautori italiani, attraverso il punk e la scena newyorkese, per tornare a Mick Jagger con la maglia della vittoria di Italia ‘82. In tutto tredici anni di storie, concerti, dischi e incontri, raccontati da uno che quegli anni li ha vissuti da protagonista, e spesso (se non sempre) con una macchina fotografica a portata di mano. Un volume che non esito a definire “fondamentale” nell’editoria musicale italiana, e che – non ho alcun dubbio al riguardo – farà la parte del leone tra le strenne dell’incombente Natale.
Qualche giorno fa ho avuto modo di approfondire con Carlo Massarini i temi trattati nel libro; quello che segue è il sintetico resoconto della nostra chiacchierata.
Appena ho visto in libreria “Dear Mr. Fantasy” ho pensato che fosse una logica evoluzione della rubrica che hai iniziato a tenere su Rolling Stone Italia... E’ nata da lì l’idea del libro?
No, anzi in effetti è il contrario. E’ la rubrica su Rolling Stone che deriva dal fatto che stavo scrivendo il libro. Loro l’hanno saputo e mi hanno contattato perché comunque a loro interessava; e dal mio canto, anche a me interessava avere una sorta di “trailer” per il libro. No, l’idea del libro era un retropensiero che avevo in testa da un sacco di tempo: avevo questo enorme archivio fotografico accumulato nel corso degli anni e volevo farci qualcosa. So d’altra parte di aver rappresentato qualcosa per gli appassionati di musica di quegli anni e volevo offrire qualcosa che rappresentasse la mia visione di quell’epoca. Ci ho lavorato su per un anno e mezzo. Avrò scansionato almeno 15.000 fotografie, poi alla fine ne sono state selezionate molte meno, un migliaio o poco più. Ma è un lavoro che volevo e dovevo fare da molto tempo.
Il libro è focalizzato soprattutto sugli Anni Settanta, un’epoca che credo ti sia rimasta nel cuore...
Sì, e il libro di per sé è il “foto-racconto di un’epoca musicale” (come da sottotitolo), un’idea di diario di bordo nelle acque meravigliose di quel periodo. “Meravigliose” perché era un periodo in cui si potevano rompere gli schemi, in cui tutto era o sembrava possibile. In tutto si tratta di 13 anni, dal 1969 al 1982, dei quali ripercorro gli eventi, i concerti, i dischi e gli incontri personali. E’ quasi un’autobiografia in sintesi, ma anche una biografia generazionale. E comunque è un resoconto molto personale, con un arco narrativo che inizia e finisce con un concerto dei Rolling Stones: da quello del 1969 a Hyde Park a Londra a quello del 1982 allo Stadio di Torino, quello della famosa profezia di Mick Jagger, che disse che avremmo battuto la Germania nella finale della Coppa del Mondo. Ciò che poi effettivamente accadde. Poi il libro contiene anche dei box sui cosiddetti “dischi della vita”, per alcuni dei quali ho usato dei pezzi che avevo già scritto come spina dorsale.
L’aspetto più interessante è che non è “solo” un libro di fotografie. O meglio, è “anche” un libro di foto, ma c’è anche moltissimo da leggere. E da imparare.
Sì, è molto scritto in realtà. Loro, la Rizzoli, all’inizio non erano proprio convintissimi di quest’impostazione. Anche perché poi è una scrittura molto densa: ci vuole, credo, almeno una settimana a leggerlo tutto. Ad ogni modo, spero che vada bene e che si possano fare altre ristampe. Vorrebbe dire che c’è ancora un pubblico appassionato. Sarebbe un buon segnale.
Il fatto di aver scritto una sorta di “memoriale” delle tue avventure nel mondo della musica dà quasi l’impressione che tu voglia definitivamente chiudere un capitolo per dedicarti ad altri interessi. E’ così?
Mah, chissà.. Invece magari è una riscoperta e tornerò a occuparmi di musica... In Tv però è difficile: il problema è che la musica in Italia non è considerata né cultura né materiale da portare in Tv. E secondo me sbagliano. Le Tv mandano al massimo una rotazione di videoclip, e in radio non si sente nulla che vada oltre i Top 50. Peccato, perché le storie in fondo ci sono sempre; il problema è che non le raccontano più. E non vedo grandi novità dal satellite o dal digitale. Anche Rai2 alla fine, sì, la musica la fa, ma al’interno di programmi come X-Factor... In definitiva, il mio ritorno in Tv non dipende da me. La Tv bisogna farla con un editore televisivo che creda in te, e al momento non c’è.
Articolo del
01/12/2009 -
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