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Seconda puntata della serie di interviste ispirate dal libro di Graham Jones Last Shop Standing – Whatever Happened To Record Shops? - vedi RECENSIONE - sulle condizioni in cui versano le rivendite di dischi che operano al di fuori delle grandi catene.
Intervista rilasciata da Marco di Rock Bottom (Firenze)
Da quanto tempo esiste il negozio?
M: Novembre 1993.
Quante persone ci lavorano?
M: Tra coloro che lo fanno a tempo pieno e chi invece partecipa part time, una decina.
Com’è nata l’idea di aprire un negozio di dischi?
M: Abbiamo sempre puntato tutto sul rock and roll; inoltre non è che sapessimo fare molto altro, e non ci andava di lavorare, soprattutto con i nostri genitori.
I rapporti con le case discografiche? Nel libro, Jones mette in evidenza che le major favoriscono le grandi catene (gli ipermercati) ai danni dei “pesci piccoli”, completamente trascurati. Confermate o smentite la sua asserzione?
M: Noi trattiamo soltanto vinile, non acquistiamo dalle case discografiche. Importiamo tutto il materiale dall'estero lavorando con privati per i dischi usati e rari e con ingrossi, sempre esteri, per i nuovi, quindi non saprei rispondere a questa domanda. Comunque suppongo sia tutto vero.
Veniamo agli acquirenti di dischi: nel vostro negozio entrano più clienti “occasionali” o abituali?
M: Cosi' ad occhio, 30% occasionali, 70% abituali.
Sui guadagni incidono di più le spese dei primi o dei secondi?
M: Guadagni? Parole grosse... Comunque incidono di più le spese dei secondi.
Età media dei clienti? È vero che gli adolescenti si accontentano di file scaricati dalla Rete?
M: Nel nostro caso non si può parlare di età media; in negozio i nostri clienti vanno dai 15 ai 65 anni, e moltissimi sono sotto i 25. Su Internet non saprei dire; il 99% non li abbiamo mai visti in faccia, comunque a giudicare dalla quantità di nuovi gruppi che vendiamo, quelli giovani non sono pochi.
Scelta dei titoli da tenere in negozio e dei generi musicali trattati: è influenzata dai vostri gusti personali? M: Certamente. Il nosto sistema è il seguente: ognuno si occupa di un settore ben preciso; quando un disco arriva in negozio viene passato a chi si occupa di quel genere, viene ascoltato, catalogato e recensito; se lo riteniamo interessante lo inseriamo nelle nostre liste di ricerca, cercando di averlo sempre disponibile, sia come disco nuovo che nell'edizione originale; se invece non ci convince lo eliminiamo dal nostro catalogo e non lo ricerchiamo più, a prescindere da quanto è conosciuto e richiesto. Non teniamo in nessuna considerazione alcun criterio che non sia quello del nostro giudizio, che però tiene conto non solo del gusto personale, ma anche del contesto dell'opera, del suo valore storico, ecc. Una parte non indifferente del nostro catalogo è rappresentata infatti da dischi piuttosto sconosciuti che hanno fatto parte della nostra crescita musicale, scoperti e amati non meno di altri ben più noti, e che abbiamo ora l'opportunità, quando riusciamo a reperirli, di proporre ai nostri clienti, spesso con esito sorprendente. Piccole ma significative soddisfazioni...
Dalle recensioni di testate specializzate (quali?)?
M: Più che per le recensioni, utilizziamo le testate specializzate (“Blow Up”, “Rumore”, “Record Collector”, altre su Internet) per avere una lista di ciò che esce; per quanto riguarda i generi che trattiamo, cerchiamo di ordinare tutto quello che esce in vinile, poi, come detto, una volta ascoltati i dischi decidiamo cosa tenere o no.
Prendete in considerazione le hit-parade?
M: No, non trattiamo musica commerciale di nessun tipo.
Quali dischi avete venduto di più negli ultimi mesi?
M: Di tutto, dal blues del Delta alle ultime uscite. È impossibile dirlo; comunque, se guardiamo il dato storico, di sicuro i dischi belli vendono sempre, quelli brutti no.
Le richieste più stravaganti ricevute?
M: Non saprei rispondere. Le cose stravaganti ci piacciono, quindi può essere che il numero di dischi stravaganti che offriamo sia superiore a quelli che ci richiedono.
Avventori bizzarri?
M: Molti, ma anche in questo caso pure noi non scherziamo in quanto a bizzarria, quindi diciamo che “simpatizziamo” con le persone strane, e le trattiamo sempre con un occhio di riguardo... Come si dice a Firenze ''da noi ci fa buha'' (che significa, per chi non lo capisse,'' da noi ci fa buca'', nel senso che vi si raccoglie di tutto, come in una buca, appunto).
Il disco, o i dischi, di cui mai avreste sperato di sbarazzarvi, che tra l’altro siete riusciti a vendere a un prezzo folle?
M: Non saprei… In linea di massima, compriamo soltanto ciò che ci interessa, quindi non abbiamo motivo di volercene sbarazzare, infatti non abbiamo mai effettuato alcuna svendita. Il negozio lo vediamo un pò come la nostra collezione personale, quindi cerchiamo ciò che ci manca ed evitiamo quello che non ci piace.
Internet: quanto ha inciso sui ricavi del negozio?
M: Enormemente.
Il Web va demonizzato?
M: Semmai santificato, almeno nel nostro caso. Se non ci fosse stato il Web forse non ci saremmo più nemmeno noi, o comunque non saremmo così tanti.
Lo utilizzate per reperire dischi, anche per le vostre collezioni personali?
M: No, mai. I dischi li compriamo direttamente dai nostri fornitori in giro per il mondo. Le nostre collezioni personali sono ferme a quando abbiamo aperto il negozio, che è divenuto la nostra collezione.
Vendete dischi on line?
M: Certamente, vendiamo soprattutto on line.
Ha senso concepire ancora un negozio di dischi come spazio di scambio culturale?
M: Certamente, lo teniamo ancora aperto proprio per questo, altrimenti ci sposteremmo, con enorme convenienza economica, solo sul Web.
Secondo Jones a sopravvivere saranno le rivendite in grado di adattarsi ai tempi che cambiano.
M: Verissimo.
Portando esempi concreti, l’autore intravede uno spiraglio di luce nella scelta di specializzarsi in determinati generi musicali, di ampliare la gamma di prodotti esposti senza snaturare il negozio (ad esempio, con uno stock di strumenti musicali), di sfruttare le potenzialità di Internet per il commercio on line. Visione semplicistica?
M: Forse un pò semplicistica. Diciamo che sono osservazioni giuste ma non sufficenti se non basate su un lavoro di ricerca che permetta di essere notati per la propria specificità nel mare magnum dell'offerta internazionale.
Soluzioni troppo onerose?
M: Per quanto possa essere elevato, rispetto a molte altre attività nel complesso l'investimento per un negozio di dischi non è particolarmente gravoso; le soluzioni di cui sopra più che onerose le definirei dai tempi di rientro molto lunghi.
Dieci titoli da portare su un’isola deserta?
M: Rispondo per me. Ognuno di noi proporrebbe una lista diversa, e anche io se me lo richiedessi tra due ore ne scriverei un'altra... Dipende dall'atmosfera del momento, è il bello del rock and roll!
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Rock Bottom Via degli Alfani, 34/r (rosso) 50121 Firenze O55/245220 http://www.rockbottom.it
GIA' PUBBLICATA:
Intervista "Last Shop Standing" #1: Hellnation (Roma)
Articolo del
19/02/2010 -
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