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Seconda puntata della raccolta di tutte le storie di Valentina Mela Verde, che - come detto nella recensione al primo volume – è personaggio che ha segnato un’epoca: nato nel 1969, durato fino al 1976, ha rispecchiato in modo forse unico il modo di percepire quell’importante scorcio storico da parte di una generazione che usciva dall’infanzia, attraversava la pubertà e si affacciava all’adolescenza. Perciò, oltre ad essere un’opera d’arte nel campo della narrativa per immagini, è un importante documento storico. E perciò da un’annata all’altra, da un volume all’altro, la faccenda cambia molto.
In queste storie pubblicate nel biennio 1972-73 cambia innanzitutto la rivista: non più Corriere dei Piccoli, bensì Corriere dei Ragazzi, pensato dal pater Giancarlo Francesconi come una “vera” rivista, come quelle per i grandi. Così, se torna il movimento hippie attraverso lo strampalato amico inglese Donald, compaiono anche – non siamo più bambini – i viaggi all’estero (Londra e l’Irlanda) e perfino le fughe da casa, vero must degli anni 70 (anche se qui dura solo un giorno, quella del fratello maggiore Cesare detto il “Miura” per Venezia); la paura dei dirottamenti; scioperi e manifestazioni studentesche; le ricetrasmittenti CB; la paura della scomparsa di Venezia (molto più forte nei primi anni 70 di adesso, e sì che la situazione è peggiorata); la scuola sperimentale; il design delle case e il nuovo arredamento; il mondo dei grandi varietà tv; i nuovi gusti musicali giovanili (a un certo punto una ragazza dice che prima le piaceva Battisti, ora le piace Baglioni, ed è esattamente quello che avvenne in quegli anni, con il “complicarsi” della produzione battistiana che favoriva un travaso di pubblico verso il più facile Baglioni); la salvaguardia dell’ambiente; la difficoltà di parlarsi e intendersi se si appartiene a mondi ideologici diversi (tema attualissimo: solo che allora si cercava, tra i non militanti, un’intesa umana; oggi ci si ucciderebbe volentieri reciprocamente); la voglia giovanile di essere protagonisti, facendo il cinema in prima persona o suonando (oggi la voglia c’è ancora, come sappiamo, ma magari sono cambiati le vie e i modi per esserlo). Il segno vivo ed espressivo di Grazia Nidasio conferisce ulteriore slancio a personaggi che raramente sono stati così azzeccati. Giustamente, il volume ricorda anche il premio Yellow Kid di Lucca conferito nel 1972 all’autrice milanese con le pagine dedicate all’evento dal Corriere dei Ragazzi: perché si tratta di autrice fondamentale nella storia del fumetto italiano del 900.
Godibilissimo ed emozionante volume, in cui prende quota la presenza della Stefi, poi destinata, come sappiamo a lunga carriera in proprio. Chiude il libro una nota della Nidasio, che si chiede cosa facciamo oggi noi, ex-lettori di Valentina Mela Verde. Ma io vorrei sapere cosa fa lei, Valentina. Si è sposata? Ha un buon lavoro? Ha figli? Soprattutto, in quest’Italia disgraziata e così diversa da allora, è felice?
Articolo del
23/02/2010 -
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