Nell’ultima luce, in quel folgorante bagliore che sancisce la fine di un percorso, c’è ogni cosa.
E così è stato nella serata del 3 agosto 2020, epilogo del cartellone estivo de “I Concerti Nel Parco” alla Casa Del Jazz, un evento celebrativo di nascita ed attraversato per tutta la sua durata dall’alba splendente che i musicisti coinvolti rappresentano, speculare al fulgido e malinconico crepuscolo della leggenda del jazz chiamata in causa.
Francesco Cafiso ha portato in scena la celebrazione di un vero e proprio gigante del sassofono, Charlie Parker, e lo ha fatto affidandosi a musicisti straordinari in grado di far risplendere la portata rivoluzionaria della musica di “Bird”: Alessandro Presti alla tromba, Andrea Pozza al pianoforte, Aldo Zunino al contrabbasso e Marcello Pellitteri alla batteria.
Raccolta con garbo la sfida Cafiso è riuscito a riproporre la pura essenza di quella che fu la dirompente avanguardia della musica di Charlie Parker, il quale, come ha ricordato lo stesso Francesco, portò insieme a Dizzy Gillespie alla nascita di un movimento che potremmo definire “sovversivo”, il Bebop, uno stile completamente agli antipodi rispetto alla visione più classica in auge nei gruppi jazz degli anni 40 del 900.
L’obiettivo del quintetto guidato da Cafiso è stato dunque quello di portare un tributo al grande sassofonista statunitense, vedendo però la sua figura solamente come spunto, di modo che l’impronta del gruppo riuscisse ad emergere e si allontanasse lo spettro di una pedissequa riproposizione del suo repertorio.
Questo si è tradotto in una scaletta che non ha visto Charlie Parker come autore unico, ma bensì diversi musicisti che, calpestando le tracce sonore del bebop, le hanno sfumate creandovi attorno delle composizioni originali.
Tra gli artisti e i brani proposti abbiamo potuto ascoltare dunque Oscar Pettiford (contrabbassista focale nella storia del jazz, anche lui tra i primi a parlare il linguaggio “nuovo” del Bebop) con Tricotism, ma anche Tom Garvin (pianista e sovente membro del quintetto di Phil Woods insieme a Tom Harrell) e la sua Mitch.
Si sono eseguiti anche brani più “fast”, come Little Willie Leaps di Miles Davis, in una continua riscoperta di piccoli e grandi tesori perduti nella folta foresta del jazz.
Un omaggio alla storia del Jazz che è stata anche una splendida occasione per ricordare e guardare con rispetto al sentiero che “Bird” aveva cominciato a tracciare inconsapevolmente fin dalla sua nascita, avvenuta a Kansas City il 29 agosto del 1920.
Un imprescindibile patrimonio artistico, memoria dell’uomo e della sua capacità di guardare attraverso la musica oltre il proprio tempo.
Articolo del
04/08/2020 -
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