Può un titolo di un disco essere un atto politico? Può una band di musicisti, che non rilascia interviste, che non concede parole, che non produce immagini fisiche di se stessa, essere il più grande atto politico nell’industria musicale e artistica del mondo occidentale? Può quindi un gruppo musicale esclusivamente attraverso le partiture musicali e videografiche (visibili solo durante le loro performance) essere la migliore risposta all’esigenza di un sano e proficuo senso del conflitto nella nostra attuale società degradata?
Si può. E la risposta è nei Godspeed You! Black Emperor. Non si pensi che queste affermazioni siano esagerate. L’ascolto dell’ultimo disco, il legame trentennale tra i loro episodi discografici, intervallati da una pausa di dieci anni, significativa anch’essa nella sua storia e motivazione – un fermo preventivo che coinvolse anche l’FBI per essere stati scambiati per terroristi – e la presentazione continua della loro arte in tour mondiali che al momento sfiora la cifra di ben 1000 concerti effettuati, sono la risposta a quelle domande. L’ultimo disco, che richiama nel titolo i morti palestinesi degli attacchi israeliani a Gaza in soli 4 mesi, sta impegnando i GY!BE in questo ennesimo tour a supporto dell’uscita discografica avvenuta a ottobre 2024; stasera fa tappa a Torino, per la prima delle 3 date che toccheranno il nostro paese in un momento in cui di conflitto dovrebbe nutrirsi ma che invece è capace di reggere politicamente solo latrati di cagnolini e strilloni di politici che hanno perso, alcuni, e che non hanno mai avuto, purtroppo molti altri, quella cultura politica che oramai si è dissolta.
“Liberazione”
Il titolo del tour. Quanto abbiamo bisogno di una guerra di liberazione culturale per provare a salvarci, risvegliando quel che rimane della nostra opposizione al sovranismo imperante che sta consumando quel che rimane della nostra umanità?
“Speranza”
Dal “Reunion Tour” del 2010, l'inizio dei loro concerti è con la parola “Speranza” (il brano Hope Drone, mai pubblicato su disco ma eseguito esclusivamente dal vivo) proiettata sullo schermo alle loro spalle, che è la stessa scelta dal Pontefice per il Giubileo del 2025: “Libertà e speranza vanno insieme: dove non c'è speranza non può esserci libertà”. Siamo noi insieme agli 8 musicisti sul palco, che anche stasera per la data di questo tour di “liberazione”, condividono il bisogno di sperare che esista un mondo migliore.
“Macerie”
I GY!BE partono dalle macerie, dalle polveri e rialzano e spingono alla ricostruzione note e frammenti visivi fino ad arrivare al completamento della forma, per poi spingerla ed elevarla al suo massimo, farla scoppiare e collassare nuovamente. Per poi ricominciare in un ciclo continuo: di nuovo il corso del passato che diventa presente, spinge al futuro e ritorna a fare i conti col passato. È la parola che sintetizza quello che nel mondo occidentale stiamo vivendo a livello socio-politico-culturale; ed è la parola che anche stasera più di tante altre esplicita quello che viviamo assistendo ad un loro concerto. Queste 3 parole sono quelle che meglio inquadrano l’importanza del collettivo canadese nel nostro tempo. Sono le 3 parole che meglio possono aiutarci ad entrare in relazione con lo spettacolo che stiamo per assistere.
In un club bellissimo quale è l’OGR, con un’acustica che rasenta la perfezione, apre la serata Mat Ball, chitarrista in solitaria, con un set dignitoso che senza spingere troppo sull'acceleratore, si rende utile a preparare il campo ai protagonisti della messa in scena di stasera. E la messa che viene celebrata fa che la scaletta dei brani proposti sia irrilevante, diventi solo statistica. La nostra presenza nello spazio in cui i brani sono stati eseguiti è l’unica cosa importante. Il tempo che anche stavolta i GY!BE ci hanno regalato per vivere di nuovo quelle sensazioni che solo loro possono farti provare, è la vera (in)formazione che serve annotare.
Non c’è bisogno di parole per ringraziare, non c’è bisogno nemmeno di salutare. Finita la messa si scioglie l’assemblea così come si era composta, poco per volta senza dare confidenza materiale, per concentrarsi solo su quella spirituale. A poco a poco si lasciano gli strumenti, il palco, e per ultime la musica e le immagini che vanno in dissolvenza e si spengono con il boato dei presenti. E quindi, tornando all’atto politico, la grandezza artistica dei Godspeed You! Black Emperor, è quella di darci l’occasione di farci elaborare un nostro pensiero facendo leva sulle sensazioni primitive che portiamo dentro di noi assistendo ad un concerto che ci riempie occhi, orecchie, stomaco, nervi, sangue.
Che ci travolge lasciandoci senza respiro, rimanendo soli e insieme agli altri.
SETLIST
Hope Drone SUN IS A HOLE SUN IS VAPORS BABYS IN A THUNDERCLOUD RAINDROPS CAST IN LEAD Fire at Static Valley PALE SPECTATOR / GREY RUBBLE Moya BBF3
Articolo del
10/03/2025 -
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