“Mai dire mai è una frase stupida”... “a parte qualche significativa eccezione” dicevano e alla fine anche la reunion de Il Teatro degli Orrori è arrivata. Una reunion importante la loro, per una band che ha lasciato un segno forte e decisivo nell'universo alt-rock italiano e soprattutto un'impronta indelebile nelle esistenze e negli animi di molte persone, di molti fan che hanno fatto registrare il tutto esaurito all'Atlantico di Roma.
Il Teatro degli Orrori ha infatti rappresentato per tanti quella voce militante e rabbiosa, il fermento sonoro all'interno di un mondo scevro di punti di riferimento, con quell'attualità semantica che poche band hanno e quel suono abrasivo capace di incendiare i presenti, tra stage diving e lacrime, furia e poesia.
E allora “Maestro, possiamo incominciare”, tra luci rosse come fuoco e bagliori intermittenti, fumo che sembra quasi obnubilare le coscienze e le sagome della band che riempiono il vuoto dello spazio, per sovrastare con la musica il loro, e il nostro, impero delle tenebre. Pierpaolo Capovilla, con la sua riconoscibile voce sghemba, urla e frantuma i confini del palco, nella sua forma istrionica di narrare l'epopea della vita e di una contemporaneità attuale oggi come dieci anni fa, tra vita e morte, male e amore, realtà, impegno sociale, politico e sentimenti. Il drumming di Franz Valente è violenza pura e detonante, che esplode sui ritmi sincopati, sulle trame taglienti e corrosive della chitarra di Gionata Mirai e l'impeccabile suono pieno del basso di Giulio Ragno Favero.
Due ore di pura energia, con una scaletta che ha abbracciato tutta la loro discografia, a partire dai suoni sovversivi di “Vita Mia”, “Dio mio”, “E lei venne!”. E ancora “Disinteressati e indifferenti”, “Due”, “È colpa mia”, il pianto di molti che non si riesce a sanare su “La Canzone di Tom”, “Direzioni Diverse”, “Io cerco te”, “Il lungo sonno (Lettera aperta al Partito Democratico)”, “Majakovskij” e l'ironia dell'attesa che il tuono esploda, “Compagna Teresa” e la bandiera della Palestina che sventola sul palco.
Il bis parte con la preghiera laica “Padre Nostro” e prosegue con “A sangue freddo”, “Mai dire mai” e “Lezione di poesia”. Il secondo bis è infine affidato a “Maria Maddalena” con un Pierpaolo Capovilla sorretto da mille mani e alla fine, tra le code distorte del suono, Franz Valente si lancia in uno stage diving liberatorio.
Ogni concerto de Il Teatro degli Orrori è come una catarsi rock collettiva, e lo è stato anche quello all'Atlantico. È una forma unica di condivisione, di sudore e anima, che vibra potente nell'ideologia della rabbia, nella forza dell'amore, nel desiderio di opporsi e di urlare anche quando le idee dirottano altrove...perché anche se spesso “la vita ci spinge verso direzioni diverse”, si torna sempre dove si è stati bene, dove sentirsi parte di qualcosa, ed è questo che i fan, la “famiglia allargata” del Teatro, anela da sempre. In fondo “Goodbye” è solo un arrivederci.
(foto di Beatrice Ciuca)
Setlist: Vita mia Dio mio E lei venne! Disinteressati e indifferenti Due È colpa mia Lavorare stanca La canzone di Tom Direzioni diverse Il Terzo Mondo Vivere e morire a Treviso Majakovskij Io cerco te Il lungo sonno (Lettera aperta al Partito Democratico) Non vedo l'ora Compagna Teresa
Encore 1: Padre Nostro A sangue freddo Mai dire mai Lezione di musica
Encore 2: Maria Maddalena
Articolo del
17/03/2025 -
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