Se si dovesse ricercare, in ambito musicale, un moderno epigono del mitologico Re Mida, la scelta, perlomeno per chi scrive, ricadrebbe senza remora alcuna su Chris Eckman. Dal suo scranno in quel di Lubiana, il nostro sembra infatti, e con disarmante naturalezza, riuscire a tramutare in oro qualsiasi produzione sonora nella quale, direttamente o indirettamente, è coinvolto. Basterebbe portare ad esempio, tralasciando volutamente la straordinaria epopea a nome Walkabouts, i suoi più recenti parti artistici, siano essi pubblicati sotto una ragione sociale condivisa (vedasi a tal proposito il progetto multi-etnico Dirtmusic, ndr) che a proprio nome (lo splendido “Harney County” dello scorso anno), senza dimenticare l'altrettanto prezioso lavoro, in cabina di regia, svolto dal nostro in più di una produzione pubblicata sotto il marchio Glitterhouse e Glitterbeat (etichette tra l'altro facenti capo ad egli stesso, ndr).
Non esula da tale bontà creativa e qualitativa anche il nuovo collettivo progetto a nome Distance, Light & Sky, in compartecipazione con la songwriter anglo-olandese Chantal Acda (con anch'essa all'attivo due notevoli lavori a proprio nome, ndr) e il percussionista Eric Thielemans (membro del collettivo EARR, oltre che già partner ritmico della Acda medesima, ndr). Un lavoro di scrittura a tre, quello alla base di “Casting Nets”, loro prima opera d'assieme, attraverso il quale personalità musicali sulla carta profondamente diverse, tanto per passate esperienze, quanto per background, si combinano tra loro, dando vita ad una corale unione d'intenti, in cui l'umbratile songwriting di Eckman si sposa, idealmente, al più etereo tratto della penna della Acda, con la baritonale, scura voce del primo a duettare con il flebile, seducente fascino della vocalità della seconda.
Un suggestivo inseguirsi e incontrarsi di fonemi su di un dimesso fondale sonoro intessuto dal risuonare delle corde, acustiche ed elettriche, delle chitarre, dal picchiettare sui tasti bianchi e neri di un pianoforte e da ben centellinati artifici percussivi, il tutto sotto l'attenta supervisione di Phill Brown (già dietro ai cursori per l'immarcescibile “Spirit Of Eden” dei Talk Talk, giusto per citarne uno). Un flusso sonoro dalla vibrante scarnificazione elettroacustica, in un parco gioco d'incastri vocale e strumentale, quindi, come si evince sin dall'iniziale Son, ballata dalla drammatica fragilità, o nel crepuscolare incanto della title track, figlia illegittima della desolazione desertica del succitato “Harney County”. E se il tratto peculiare dell'intero lavoro rimane il congiungersi tra le due voci, anche quando queste ultime guadagnano solitariamente il “proscenio”, regalano momenti di notevole impatto emozionale, come nella deliziosa catarsi folk di This Place, affidata in toto all'incantevole voce della Acda o nell'oscurità straziante di una drammatica Western Avenue, complice il magnetico talking eckmaniano, per poi tornare a sublimarsi, in un nuovo fondersi vocale, nella purezza lirica di Still On The Loose. È da assaporare lentamente “Casting Nets”, gustandolo nota dopo nota, parola dopo parola, lasciandosi catturare dalle “reti soniche” abilmente gettate da tre musicisti i cui singoli potenziali uniti in un inedito, comune sentire hanno saputo dar vita ad un lavoro d'indubbio spessore.
Articolo del
18/03/2015 -
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