L’eclettismo può disorientare, stuzzicare la curiosità, o infastidire.
Negli ultimi anni si percepisce la necessità pressante, avvertita da numerosi artisti, di ricorrere all’insolito, alla contaminazione a tutti i costi, al pastiche musicale.
Si sperimentano nuove strade, frullando spunti, rimandi, citazioni, atmosfere. Risultato: ascoltiamo un disco, e le tracce richiamano alla memoria canzoni, brandelli di melodie, soluzioni e umori in qualche modo già “incontrati” e sentiti, ma che al contempo hanno assunto forme e contorni diversi.
Il progetto Man Man, di cui è titolare il musicista Ryan Kattner, taglia il traguardo del sesto album, e con questo esordio su Sub Pop ci offre un’opera che pare costruita su tali principi.
Dedicate un po’ di tempo ai brani di Dream Hunting in the Valley of the In-Between, e vi sembrerà di essere saliti su un ottovolante; lungo i binari, soste rapide e inaspettate nei luoghi più improbabili: ora vi trovate in un disco in cui i Los Lobos rileggono nuovamente i brani musicali dei film della Disney (On the Mend e Hunters) e subito dopo siete tra i solchi di un LP degli Sparks (Powder My Wig), o del Tom Waits più bislacco (Goat).
Tra momenti orchestrali, o di fragile bellezza (If Only), incursioni nel prog (Lonely Beuys), armonie solari e orecchiabili, e sapori orientaleggianti (Future Peg), l’album intrattiene piacevolmente.
Oltre alla sua eccentricità un po’ visionaria, Kattner – che ha dichiarato di ispirarsi al film di Alejandro Jodorowsky “La montagna sacra” – dimostra un gusto impeccabile e un talento vivace.
Peccato, però, per la durata eccessiva (la scaletta avrebbe dovuto essere sforbiciata), e per l’estrema bruttezza della copertina (caratteristica, purtroppo, abbastanza ricorrente nelle uscite recenti dell’etichetta).
Articolo del
07/06/2020 -
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