Come Together compie 50 anni. Il singolo tratto dall’album “Abbey Road” dei Beatles uscì il 31 ottobre 1969, qualche settimana dopo l’album. Abbiamo chiesto ad alcuni musicisti ed artisti cosa ha rappresentato per loro.
SHOOT ME… SHOOT ME… SHOOT ME… SHOOT ME… Quante generazioni potrebbero riconoscere questa canzone dai primi attimi, mentre John Lennon bisbiglia queste parole e basso e batteria creano un disegno inedito ed inconfondibile nella storia della musica pop e rock? La canzone fu pensata da John per aprire i comizi della campagna elettorale come Governatore della California di Timothy Leary, psicologo, attore e scrittore statunitense noto per il suo attivismo in favore dell'uso delle droghe psichedeliche, e doveva intitolarsi “Let’s Get It Together”. Sostituito il nome, Lennon sostituì anche la sua fonte d’ispirazione, scaricando Leary, che nel frattempo era stato arrestato e sconfitto da un certo Ronald Reagan.
Il brano, proposto agli altri Beatles, vide la partecipazione attiva di tutti e quattro. Le varie figure retoriche raccontate nella canzone d’altronde sembrano chiaramente riferirsi ai compagni d’avventura di John: il “Santo infervorato” è l’induista George Harrison, il tipo dagli “stivali di tricheco” chi se non Paul? Il brano divenne un’icona rock, spesso coverizzata sia dalle band emergenti nei garage, sia da altri artisti di fama internazionale.
Tra questi Aerosmith, U2, Michael Jackson, Axl Rose e Bruce Springsteen. Nel 1996 Paul McCartney, Paul Weller e Noel Gallagher ne registrarono una versione insieme. Un brano ancora oggi cool. Ma si può definire cool qualcosa che appartiene a mezzo secolo fa? Evidentemente si, difatti è ancora Abbey Road mania, l’ultimo album registrato dai Beatles continua a far parlare di sé.
Le varie “Anniversary Edition” (una Super deluxe di 4 disc set, 3 LP deluxe in vinile, 2 CD deluxe, una limited edition picture disc, CD singoli, LP singoli, digital and streaming vari) hanno avuto un successo incredibile, portando l’album nuovamente in cima alle classifiche di vendita della Official Albums Chart, scalzando dalla prima posizione “Why Me? Why Not” di Liam Gallagher. Anche in Italia le famose strisce pedonali si sono ricavate uno spazio importante, entrando direttamente in classifica al terzo posto. Paul Mc Cartney, sorpreso dalla notizia, ha ammesso compiaciuto “È difficile credere che Abbey Road regga ancora dopo tutti questi anni. Ma in fondo è un album dannatamente cool". E per esserne certi abbiamo chiesto ad alcuni musicisti, artisti ed esperti italiani che importanza avesse avuto Abbey Road nella loro vita. Queste le risposte! SHOOT ME!
LUCA GUERCIO (Meganoidi) "Abbey Road per me rappresenta una sorta di richiamo ancestrale. Mi succede la stessa cosa con altri 3 o 4 dischi e credo che per ogni musicista e compositore odierno rappresenti il disco che meglio racchiude i segreti di una composizione brillante, seduttiva e assolutamente sincera. È un lavoro assolutamente perfetto, senza contare che mi venne regalato per sbaglio, un mio amico che aveva l'abitudine di regalare dischi quando eravamo adolescenti, confuse i pacchi e a me arrivò proprio il capolavoro dei Beatles al posto di Appetite for Destruction che finì ad un altro amico. "
THE NIRO (Davide Combusti) “L’infanzia è il periodo dell’innocenza, o quantomeno dovrebbe esserlo in un contesto sano. Quando ascoltai la prima volta Abbey Road ero bambino, Mia madre mi cantava sempre Here Comes The Sun e io cercavo di impararla anche se non capivo mezza parola di inglese. Poco male: non lo conosceva neanche lei. Ricordo che nessun brano mi lasciava triste: né Come Together, né Because, né You Never Give me Your Money. Quando non pensi a ciò che sarà anche le venature tristi delle canzoni hanno un sapore più dolce. Quando riascoltai per la prima volta Abbey Road da adulto ne rimasi colpito perché quelle emozioni erano cambiate. Mi era arrivata tutta quella malinconia di cui erano intrisi gran parte dei brani, Uno in particolare mi travolse: Something. Me ne innamorai all’istante. Di più: quando mi innamoro ancora oggi mi risuona in testa. Scoprii che era di George Harrison. Mi innamorai anche di lui. I 50 anni di Abbey Road sono probabilmente, i 15, i 30, gli 80 anni delle nostre esistenze. È un album che travalica, come tutti gli album dei Beatles, le generazioni. Ma rispetto agli altri capolavori beatlesiani è il più profondo. Se dovessi dare un colore predominante a questo album direi che vince nettamente il blu. Lo ascolto quando voglio torturarmi sui ricordi di ciò che è stato che mai più sarà. Per questo forse preferisco Revolver, mi fa meno male, anche se so di mentire spudoratamente a me stesso
KARIN PROIA (attrice) Nonostante non sia una fan sfegatata dei Beatles (di base perché non sono stata mai fan di nulla), le loro canzoni le ho sempre trovate tra le più coinvolgenti. Normalmente fatico ad ascoltare tutto un album di un unico artista o di un unico gruppo, perché dopo tre, quattro pezzi mi stanco, invece loro riuscivano ad essere sempre vari e stupefacenti dal punto di vista melodico, quindi quell'album non stanca mai, neanche nell’ascoltarlo tutto di fila. Anche la copertina, poi, si è impressa a fuoco nell'immaginario collettivo, essendo forse tra le più riproposte in varie forme e citazioni. Il pezzo di quell'album che preferisco è " here comes the sun". Lo sento così familiare e affine che ormai credo faccia parte del mio DNA.
LUIGI LUPPOLA (Presidente dello storico Official Beatles Fan Club) In risposta a chi non riusciva e vedere più nulla di innovativo nella musica dei Beatles, di Abbey Road presenta elementi nuovi e rivoluzionari. George Martin lo ha considerato il loro album migliore. Il lato b) e’ composto quasi interamente da un Medley, ossia da una serie di canzoni tutte collegate una all'altra come in un'unica traccia. Fu essenzialmente un'idea di Paul e dello stesso George Martin (che curò e diresse personalmente tutti gli arrangiamenti delle parti orchestrali), mentre John si disinteressò al progetto e non nascose mai la sua avversione ma, nonostante ciò, contribuì con numerosi pezzi alla sua realizzazione. I Beatles non si potevano congedare in modo migliore. Emblematica è l’ultima strofa del medley “l’amore che ricevi è uguale a l’amore che dai”. È il loro messaggio finale che condensa sostanzialmente quello che ci hanno voluto trasmettere
Articolo del
31/10/2019 -
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