Nel corso di questi miei primi mesi da giornalista avrete sicuramente notato quanto tenga e tenda a valorizzare la musica contemporanea (dove con contemporanea intendo “uscita quest’anno”), cosa che, al netto della scelta editoriale di muoversi comunque in questo senso, avrei fatto di mia spontanea volontà. Ma, dal momento che essere stronzetto è, in qualche misura, il mio personalissimo e sadico piacere, ecco che, proprio quando vi eravate abituati all’idea che non avrei fatto menate raccontando di album vecchi, ecco che vi beccate la legnata tra capo e collo.
Siamo a fine anno, tempo di bilanci, direte voi. Vero, e vi garantisco che ci sarà (ampio) spazio anche per quelli. Ma, come ogni fine anno, è anche tempo di nostalgia. Ed allora, quale occasione migliore per parlare di un po’ di roba che compie dieci anni?
Ovviamente, come è nel mio stile, sono obbligatorie delle precisazioni. Tutto nasce da una constatazione, dal fatto, cioè, che il 2009 è stato un po’ uno spartiacque nella storia musicale italiana degli ultimi anni. E’ stato l’anno in cui, complici le assenze di molti degli autori italiani di punta, c’è stato il primigenio sorpasso della musica indipendente su quella pop. E, lo affermo a chiare lettere, musica pop non significa che faccia necessariamente cagare, pop significa mainstream, ascoltata dalla fetta di pubblico più grossa: ricordiamoci che negli anni ’70 ad essere “pop” erano i De Andrè, i Guccini, i Vecchioni.
E, soprattutto, cosa più importante, indie non qualifica un genere o uno stile musicale, ma una provenienza discografica, significa essere prodotti da una etichetta indipendente, quindi che non sia una major. So che è un discorso fatto un sacco di volte, ma purtroppo non è ancora chiaro del tutto. Sorpasso (compiuto, allora, dai figli migliori del mondo indie) di cui, ancora oggi, la musica italiana risente. E, sentendo certe cose, non posso fare a meno di aggiungere un purtroppo.
Ma andiamo a noi. La struttura del pezzo non prevede delle vere e proprie recensioni, chè sarebbe venuta fuori una tesi di laurea, quanto piuttosto dei rimandi ad un bel po’ di album, che dovrà essere curiosità del lettore andarsi ad ascoltare, l’articolo serve solo per stuzzicare, le mie parole trovano definitivo senso solo dopo l’ascolto di qualcuno di questi album. Oltre a questo, dal momento che, purtroppo, siamo abituati a procedere per etichette, noi giornalisti in particolare, ho diviso l’articolo in sezioni, ognuna in riferimento ad un genere. L’unica sezione che ingloba un bel po’ di cose è la prima, che raccoglie alcuni dischi d’esordio pubblicati, evidentemente, nel 2009.
Cominciamo con due album simili, “Egocentrica”, di Simona Molinari, e “Pere e cioccolato” degli Elisir (con Walter Calloni alla batteria, vincerà la Targa Tenco come miglior opera prima): atmosfere swing e jazz che incontrano testi ironici e vocalità molto raffinate. “Bacio ancora le ferite”, è l’esordio intenso e ricercato, delicato ma, allo stesso tempo, ruvido di Erica Mou, cantautrice pugliese che sforna un album in cui musicalità da rock alternativo, cantautorato pop e folk accompagnano dei testi già maturi, nonostante Erica avesse, allora, circa diciannove anni. Altri esordi degni di nota sono quelli di un giovane cantautore calabrese, Dario Brunori, che pubblica “Brunori Sas, Vol.1”, opera prima molto “casereccia” nelle musiche, ma che già racchiudeva molto del Brunori che conosciamo (testi interessanti, malinconici ed ironici, ed un timbro vocale che gioca su un graffiato “urlato”), e “Bar della rabbia”, esordio di Alessandro Mannarino, album dalle atmosfere musicali mutevoli, che abbraccia tarantella, stornello romano, ritmiche balcaniche e blues vocalmente alla Tom Waits.
Scostandoci (di poco) dal cantautorato in senso stretto, andiamo incontro ad “Il giovane Mariani ed altri racconti”, opera prima di Murubutu, cantautorapper con una predilezione per lo storytelling. Già dall’album d’esordio, il rapper e docente emiliano, al secolo Alessio Mariani, sviluppa il suo interesse verso i concept album, non solo dal punto di vista dei testi e del racconto di una storia unica, quanto piuttosto, dal punto di vista delle strutture musicali, che compongono un pattern che accompagna tutto l’album. Altro esordio targato 2009 è quello, potente e carnoso, dei Bud Spencer Blues Explosion, col disco omonimo, denso di sonorità punk- blues ed alternative rock, senza tralasciare del tutto pezzi più intimi, dei quali “Qualsiasi qualunque” è un fulgido esempio. Esordio degno di nota è anche quello di La Fame di Camilla, con Ermal Meta come frontman, ed il suo album omonimo, caratterizzato da brani in pieno accordo con lo zeitgeist musicale di allora.
Cambiando genere, troviamo un mondo cantautorale in grosso fermento. Le quote rosa sono rappresentate dall’impegno civile di Grazia di Michele e dei suoi “Passaggi segreti”, dalla versatilità stilistica e dalla ricerca di Dolcenera, che esce con “Dolcenera nel paese delle meraviglie” e dall’enorme eleganza di Ginevra di Marco, che, con “Donna Ginevra”, va quasi a bissare il filone delle cover d’autore già intrapreso con “Stazioni lunari prende terra a Puerto Libre”, di qualche anno prima, e dalla potenza vocale di Paola Turci, con “Attraversami il cuore”. Ma il 2009 è anche l’anno di “Elettra”, di Carmen Consoli. E credo che nessuno si scomporrà troppo nel leggere che fu uno dei migliori album di quell’anno, sicuramente quello della definitiva consacrazione della Cantantessa.
Il versante maschile ci regala il cantautorato malinconico ed intimo di Francesco Tricarico, perso dentro “Il bosco delle fragole”, oltre all’eleganza di Sergio Cammariere e delle sue “Carovane”, ed all’originalità vocale di Mario Venuti, che pubblica “Recidivo”. Niccolò Fabi tira fuori “Solo un uomo”, album spartiacque nella sua carriera, al quale farà seguito una sfilza di altri album capolavoro. Samuele Bersani pubblica “Manifesto abusivo”, settimo lavoro in studio, che, come nella miglior tradizione del cantautore romagnolo, si presenta ben scritto, raffinato ed ironico. Il genio di Morgan dà sfoggio di tutta la sua competenza pubblicando “Italian Songbook Vol.1”, album di cover (con traduzioni in inglese) di grandi pezzi della canzone d’autore italiana. Pino Daniele recluta un certo Vinnie Colaiuta alla batteria e pubblica “Electric Jam”, mentre il Maestro Franco Battiato ci regala “Inneres auge (il tutto è più della somma delle sue parti)”, ennesimo capitolo di un’avventura discografica magistrale. A chiudere la carrellata ci pensa un cantautore bravissimo (e non per tutti) come Bobo Rondelli, con “Per amor del cielo”.
In ambito rap, fra le uscite più interessanti ci sono Piotta, con “S(u)ono diverso”, in un album che strizza l’occhio a rock e ska, e vede le partecipazioni di Roy Paci, degli e degli Ska- P, e Ghemon, che, insieme al collettivo The Love4Tet, pubblica “E poi, all’improvviso, impazzire”, album ancora molto rappato, distante dagli ultimi lavori, decisamente più soul, del rapper avellinese.
Il mondo del folk, nel 2009, ci regalava il folk militante dei Modena City Ramblers e della loro “Onda Libera”, il folk più colto dei Radiodervish, che in “Bandervish” si trova anche “contaminato” dagli interventi dell’orchestra, ed il folk verace e sanguigno, parte nopeo e parte napoletano (scusatemi, dovevo, ndr) di Enzo Avitabile, con “Napoletana”.
Ed arriviamo, come detto, alla categoria più ampia, quella dedicata alla musica indipendente. I primi segnali di un progressivo passaggio di consegna si hanno già ad inizio 2009, quando gli Afterhours partecipano a Sanremo, vincendo il Premio della Critica. Il loro pezzo si chiama “Il paese è reale”, che diventerà il titolo di un progetto della stessa band capitanata da Manuel Agnelli, che si pone come finalità quella di rendere protagonista la musica di artisti e band dei circuiti alternative ed indie. Dal progetto ne viene fuori un disco, sempre dal titolo omonimo, che vede la partecipazione, fra gli altri, di Cesare Basile, Marta Sui Tubi, Paolo Benvegnù, Beatrice Antolini ed altri che citerò a breve.
Figli di quell’ondata di indie del 2009 sono tre degli album più belli degli ultimi vent’anni di musica italiana, ma andiamo con ordine. Il Teatro degli Orrori pubblica “A sangue freddo”, un vero e proprio capolavoro, pieno di chitarre distorte, bassi ipnotici, impegno civile e parti recitate alla Carmelo Bene, roba che poteva uscire fuori solo da un genio come Pierpaolo Capovilla. Ad alzare ancora di più il livello poetico delle pubblicazioni targate 2009 ci pensano Giorgio Canali& Rossofuoco, con un altro capolavoro come “Nostra Signora della Dinamite”, album musicalmente ruvido ma di un lirismo assoluto. Completare il tris di capolavori tocca agli Zen Circus, con “Andate tutti affanculo”, album dai tratti agrodolci, musicalmente meno ruvido della maggior parte di uscite del circuito indie, ma non per questo meno potente. A proposito di musicalità crude e dirompenti e tematiche nichiliste e civilmente importanti, troviamo “Semper Biot”, di Edda, “Tempi Bui” dei Ministri, “Il Fuoco” dei Giardini di Mirò e, dulcis in fundo, “Perché sorridere” dei Devocka.
Discorso a parte meritano “Carboniferous”, degli Zu, capolavoro strumentale a metà fra math rock e noise, e “Giulia non esce la sera”, dei Baustelle, colonna sonora dell’omonimo film. Altra categoria ancora per l’ironia malinconica e la raffinatezza stilistica di Dente e del suo “L’amore non è bello”. Da segnalare anche “Ingrediente novus”, raccolta celebrativa di Moltheni, che contiene molti suoi successi riarrangiati, e che sarà l’ultimo disco di Umberto Maria Giardini come, appunto, Moltheni
Chiudo con tre album decisamente trasversali, che hanno un po’ di tutto quello scritto finora. Sono “Ultime notizie di cronaca”, ultimo lavoro dei Per Grazia Ricevuta, prima dello scioglimento, “Difficile da trovare” dei Diaframma e l’album omonimo dei Mariposa, tre lavori dai quali emergono la capacità poetica delle penne di Giovanni Lindo Ferretti, Federico Fiumani ed Alessandro Fiori e la duttilità musicale degli altri componenti della band.
Nel 2009 musicale succedeva tutto questo. E, siccome a Natale siamo tutti più buoni, vi lascio una lista rapida qui sotto, con i titoli degli album e gli artisti, così se c’è qualcosa che vi interessa la trovate più facilmente. Questa precisazione, ovviamente, sta alla fine perché se ve lo avessi detto da subito, dell’articolo ve ne sareste fottuti, ed, onestamente, non mi sta tanto bene: più buono sì, stronzo no, che cazzo!
Esordienti: Bacio ancora le ferite, Erica Mou Il bar della rabbia, Alessandro Mannarino Egocentrica, Simona Molinari Pere e cioccolato, Elisir La fame di Camilla, La Fame di Camilla Il giovane Mariani ed altre storie, Murubutu Bud Spencer blues explosion, Bud Spencer Blues Explosion Brunori Sas, Vol.1, Brunori Sas
Cantautrici Elettra, Carmen Consoli Passaggi segreti, Grazia Di Michele Attraversami il cuore, Paola Turci Dolcenera nel paese delle meraviglie, Dolcenera Donna Ginevra, Ginevra Di Marco
Cantautori Il bosco delle fragole, Tricarico Solo un uomo, Niccolò Fabi Carovane, Sergio Cammariere Manifesto abusivo, Samuele Bersani Per amor del cielo, Bobo Rondelli Inneres Auge (il tutto è più della somma delle sue parti), Franco Battiato Electric Jam, Pino Daniele Recidivo, Mario Venuti Italian songbook vol.1, Morgan
Rap S(u)ono diverso, Piotta E poi, all’improvviso, impazzire, Ghemon& The Love 4Tet
Folk Bandervish, Radiodervish Onda Libera, Modena City Ramblers Napoletana, Enzo Avitabile
Indie/ alternative Il paese è reale, Afterhours& vari A sangue freddo, Il Teatro degli Orrori Andate tutti affanculo, The Zen Circus Nostra signora della dinamite, Giorgio Canali& Rossofuoco Tempi bui, Ministri Perché sorridere, Devocka Semper biot, Edda Il fuoco, Giardini di Mirò L’amore non è bello, Dente Carboniferous, Zu Giulia non esce la sera, Baustelle Ultime notizie di cronaca, Per Grazia Ricevuta Mariposa, Mariposa Difficile da trovare, Diaframma Ingrediente Novus, Moltheni
Articolo del
16/12/2019 -
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