Dopo aver azzannato un pipistrello vivo in un live del ‘82, dopo aver rischiato la morte svariate volte negli anni, dopo aver provato qualsiasi tipo di sostanza stupefacente mai comparsa sulla faccia della terra e dopo una carriera da oltre 10 album con i leggendari Black Sabbath e altri 12 da solista, il padrino dell’Heavy Metal Ozzy Osbourne torna sulle scene: in uscita il 21 febbraio 2020 c’è “Ordinary Man”.
Il controverso cantante di Birmingham torna sulla cresta dell’onda con questo album dalle aspettative molto alte dettate anche e soprattutto dalla presenza di varie featuring e collaborazioni (tra cui Duff McKeagan dei Guns’n’Roses, Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers e Sir Elton John).
I presupposti per un buonissimo prodotto, quindi, ci sono tutti. Conosciamo bene lo stile di Ozzy “2.0” (solista) con quel genere Metal radiofonico che accenna a parti di chitarra molto sporca e batteria martellante a parti invece più melodiche e dal tono talvolta poetico: ci aveva già abituati, infatti, a passaggi tecnici del genere con, ad esempio, le precedenti “Mama I’m Coming Home” e “No More Tears” dall’omonimo album del 1991, album da più di 4 milioni di copie negli Stati Uniti.
Il primo singolo, di tre, del prossimo Ordinary Man è del 8 novembre scorso: “Under The Graveyard” si propone come apri fila per la campagna pubblicitaria dell’album, accompagnato dall’immancabile videoclip repostato anche dallo stesso Ozzy sui suoi canali social ufficiali. Il brano rispecchia esattamente quello che in precedenza chiamavo Metal radiofonico, si apre infatti con una parte molto melodica con una batteria appena accennata ed un arpeggio di chitarra acustica fino alla parte che precede il ritornello, molto più duro e sporco di suoni.
Il secondo singolo uscito il 22 novembre, a parer mio il più metal dei tre, risponde al nome di “Straight To Hell”. In questo brano troviamo, invece, un genere molto più Old School con una struttura molto costante e metronomica se vogliamo: suoni molto distorti, tanti tamburi al kit batteria, libero sfogo ai virtuosismi sulla chitarra e il piatto è servito. Brano che si candida a pieni voti a fare da apertura ai concerti che seguiranno l’uscita dell’album.
L’ultimo dei singoli è stata la title-track “Ordinary Man” del 10 gennaio, in featuring con Elton John. In questo caso torniamo in parte sullo stile di “Under The Graveyard”: strofe articolate con tanta parte cantata (con abbondante autotune…) accompagnato da un piacevole pianoforte ed una serie di archi. In questo caso pecca dei passaggi più pesanti e metallari, ma non per questo risulta essere un prodotto inferiore alle altre canzoni già citate, anzi. Dalla lettura dei produttori che hanno collaborato alla creazione e alla produzione dell’album, i già citati Duff McKeagan e Chad Smith su tutti, e dall’ascolto dei tre singoli mi aspetto un album di buon livello; Ozzy, come detto, non è nuovo ad album anche ambiziosi con passaggi non-metal e ciò presuppone che anche questo non sarà da meno. I numeri si vedranno ed immagino che saranno tutti dalla sua parte, per adesso attendiamo solo il 21 febbraio
Articolo del
20/01/2020 -
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