Chris Cornell “I am the highway” di Domenico Capitani

Era il 18 maggio del 2017 quando Chris Cornell, fondatore dei Soundgarden e degli Audioslave, si impiccò nel bagno della sua camera d’albergo a Detroit.

In questi quattro anni sono successe molte cose. C’è stato un grande ed emozionante concerto per celebrarlo a pochi giorni dalla sua scomparsa, sono usciti dischi postumi e un documentario. Ma è rimasto il dolore e il dubbio della famiglia che pochi giorni da ha raggiunto un accordo con il medico che avrebbe ecceduto nella prescrizione di farmaci al cantante dei Soundgarden, dopo che l’autopsia fatta dopo la morte aveva rinvenuto tracce di sette diversi farmaci nel corpo di Chris Cornell. Il medico legale ha però dichiarato che «le droghe non hanno contribuito alla morte».

Alla fine del 2020 è uscita anche una preziosa testimonianza discografica di Cornell, No One Sings Like You Anymore, dieci brani in cui reinterpreta pezzi composti da altri artisti tra i quali spiccano Watching the Wheels di John Lennon, Showdown degli Electric Light Orchestra, Get It While You Can di Janis Joplin e Nothing Compares 2 U di Prince.

Ma a quattro anni dalla sua morte tutti questi sono palliativi. Chris Cornell viene considerato un pezzo fondamentale della musica moderna perché fu tra i protagonisti di un’epoca che ha cambiato il corso delle cose, partecipando alla nascita del grunge.

Nel frattempo sentiremo ancora parlare di lui soprattutto per alcune infinite dispute legali (la vedova di Cornell è tornata alla carica per reclamare dai Soundgarden quanto a suo avviso le spetta dopo la morte del frontman della band).

Niente di nuovo per le miserie che si consumano sulle spoglie e le eredità delle celebrità. Eppure a quattro anni dalla sua scomparsa di Chris Cornell rimane viva nel cuore la sua limpida e cristallina appartenenza al pantheon dei grandi dei del rock
Articolo del  19/05/2021 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati