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Proiezione, in anteprima per la stampa, dell’Opera-Concerto In questa storia (che è la mia), ideata da Claudio Baglioni partendo dal suo ultimo disco dallo stesso titolo, e realizzata al Teatro dell’Opera con la direzione artistica di Giuliano Peparini (in streaming su piattaforma ITsART dal 2 giugno, ore 21): Extra Music Magazine presente anche alla conferenza stampa, per carpire le ragioni e l’ispirazione alla base del nuovo lavoro dell’artista romano, che proprio recentemente ha festeggiato le sue 70 primavere.
Al termine della proiezione lo stesso Claudio Baglioni ha abbandonato il suo posto in platea (“quando leggo ‘riservato’ non credo mai sia per me, penso sempre che sia già occupato, sono sempre stato un timido…”) per salire sul palco in un elegantemente sportivo completo grigio, ringraziare i presenti, e accogliere il ministro della cultura Franceschini che si è complimentato con l’artista per questo complesso e articolato lavoro, presentando la piattaforma ITsART che ne curerà lo streaming, e anticipandone la direzione delle prossime produzioni.
Affiancato dal coreografo Giuliano Peparini, e dai produttori dello spettacolo accomodati su 4 poltrone sistemate sul piccolo palco della sala cinema, in un clima da ‘riapertura’, con gli artisti finalmente in carne e ossa insieme al pubblico per quanto di giornalisti accreditati, Baglioni si è sottoposto con una disponibilità e cortesia quasi fuori dal comune alle nostre domande da addetti ai lavori (ma spesso anche da fan). Ho chiesto al cantautore romano se, a questo punto della sua carriera, e viste le tante recenti collaborazioni con Peparini, nel momento in cui scrive un nuovo disco non lo pensi già ‘coreografato’, anche inconsciamente, o comunque non ne intuisca le potenzialità dal punto di vista scenico e coreografico.
Ha risposto che ancora non è così, ma che gli piacerebbe scrivere ‘insieme’ alle immagini, ovvero costruire uno spettacolo che sia suono e immagini, musica e visioni, e non solo affidare ad un coreografo la messa in scena di un disco già finito. Ammesso simpaticamente qualche piccolo disagio a sentirsi ribadire gli auguri per i 70 anni appena compiuti (“ li vedo dappertutto: sui bicchieri, nei tovaglioli, nei piatti…”) Baglioni ha spiegato come, dopo oltre 50 anni di carriera sia sempre difficile, ma anche doveroso, cercare nuove soluzioni creative, per creare nuove situazioni, cercando una chiave di lettura che possa descrivere l’esigenza ‘effettiva’ di coltivare ancora un mestiere, che non può essere solo ”indovinare qualche canzone”, ma far succedere davvero cose nuove.
E’ nata così l’idea di ‘occupare’ in tempi di pandemia e teatri vuoti, tutto lo spazio del Teatro dell’Opera, non solo quello scenico, e realizzare così uno spettacolo che raccontasse, si la storia del suo disco In Questa storia (che è la mia), ma mescolasse i riferimenti all’opera classica con una narrazione pop, il talento visivo e contemporaneo di Peparini (che rispondendo ad una domanda ha ammesso: “ con Claudio è facile, perché nelle sue canzoni c’è già scritto tutto”) con le tessiture tipiche della scrittura ‘baglioniania’ che potesse trarre linfa dall’immediatezza delle immagini, delle coreografie, dell’impatto orchestrale, di coriste e tersicorei che possono affacciarsi dai palchetti del Teatro o inseguirsi tra i corridoi, retropalco, foyer, camerini, ecc.
Claudio Baglioni si dimostra uno che sa anche non prendersi troppo sul serio, in un contesto che assomiglia a tratti più ad una chiacchierata informale che ad una conferenza stampa, sa sdrammatizzare sul tempo che passa, su successi e insuccessi e su alcuni ricordi di gioventù (“tenete conto che da ragazzo mi chiamavano ‘agonia’, per dirvi com’ero…”) e, parlando del tempo (“insieme all’amore, è l’altro grande protagonista di questo disco”) ricorda quando Peter Gabriel ai tempi di Oltre gli disse che l’artista ad un certo punto deve farsi ‘artefice’, far accadere le cose, non basta “sollecitare o solleticare, il pubblico indovinando qualche canzone”. Al sottoscritto che gli ha fatto notare che “il nuovo disco è bello ma”, ha subito replicato sorridendo, “ma è meglio così, in questo film, giusto?”.
Anticipando di fatto la mia considerazione sul fatto che se a talento e mestiere aggiungi altro talento e altro mestiere il risultato spesso è anche molto più della somma delle parti. C’è spazio anche per una battuta su Mourinho alla Roma (“con lui, i pre e i post partita sicuramente saranno più divertenti”), di cui Claudio è tifoso (“anche se mio padre era laziale… ma la prima volta che mi ha portato allo stadio c’era la Roma, si è fatto un autogol”) Dopo aver anticipato che chiederà insieme a Peparini di poter avere la direzione artistica del prossimo Eurovision che si svolgerà in Italia, e aver ribadito che gli piacerebbe, da tempo, scrivere un musical (“Questo spettacolo potrebbe diventarlo, ma dobbiamo pensarci perché dovremmo lavorarci su”) confermato che il palco continua a dargli l’adrenalina necessaria per avere ancora la voglia e l’entusiasmo di fare questo mestiere (“un grande privilegio”), con disponibilità e cortesia non comuni l’artista romano si è concesso al rituale di autografi e foto, meravigliandosi con simpatico pudore di un giovane giornalista che gli da del Lei, e ringraziando tutti i presenti per l’affetto e l’interesse dimostrato per il suo lavoro: “La cosa più bella è sempre pensare che qualcuno ha dedicato non solo denaro per un biglietto, ma soprattutto ha speso il proprio tempo per te, o per qualcosa che tu hai fatto” .
L’augurio di Claudio Baglioni, di generazione in generazione, è ancora quello: buona vita e buon viaggio nelle vostre vite.
Articolo del
31/05/2021 -
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