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Si è appena chiuso un anno, il 2021, in cui l’Italia ha vinto ovunque: ha trionfato nelle competizioni sportive internazionali, all’Eurovision con i Måneskin, c’è stato il Golden Globe di Laura Pausini. Ma molti italiani e italiane si emozionano ancora moltissimo con quella competizione sulla tv pubblica chiamata Festival di Sanremo.
Nei giudizi sulle esibizioni al Teatro Ariston entra in gioco una quantità di fattori, non ultimo il fattore-simpatia. Come dimenticare ad esempio l’esibizione di Elettra Lamborghini con M¥SS KETA in “Non succederà più” di Claudia Mori, nella serata dedicata alla cover nell’edizione di due anni fa? Un’esecuzione non certo memorabile dal punto di vista canoro, ma un godibile momento di spettacolo, e questo conta infinitamente nella settimana dal festival.
Sanremo offre spesso momenti rivelatori dell’italianità contemporanea. Eccone alcuni di questa edizione, vinta da Mahmood e Blanco con “Brividi”.
Nel corso della prima serata Achille Lauro ha cantato la sua “Domenica” e poi si è battezzato da solo. Pare che qualche giornalista abbia sollecitato una reazione dell’Osservatore Romano, che ha risposto: «Volendo essere a tutti i costi trasgressivo, il cantante si è rifatto all’immaginario cattolico. Niente di nuovo. Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo. Da questo punto di vista difficilmente dimenticheremo la recita del “Padre Nostro”, in ginocchio, di un grande artista rock come David Bowie. Non ci sono più i trasgressori di una volta».
Andrebbe precisato che David Bowie non era credente, perciò a ben guardare anche lui finì per rifarsi al proprio immaginario cattolico senza aderirvi. Ma sappiamo anche che Bowie piaceva a Cardinal Ravasi e la chiudiamo qui.
La seconda serata è stata caratterizzata dagli interventi comici di Luca Medici nelle vesti di Checco Zalone. Uno di questi però è risultato davvero fuori tempo massimo, quello in cui Zalone ha cantato una favola con protagonista una sex worker brasiliana che svelerebbe l’ipocrisia dell’italiano medio dalla doppia vita. Non si capisce però perché raccontare questa realtà ricorrendo a stereotipi che facevano ridere trent’anni fa, parlando a un paese che di transfobia non vuole nemmeno sentire parlare. Se davvero Zalone è un genio come molti dicono, com’è possibile che ricorra sempre agli stessi temi e che venga difeso come fosse un alleato della comunità lgbt+ pur avendo dichiarato che non ritiene opportuno che le coppie omosessuali crescano dei figli? Zalone sa perfettamente che le sue battute vengono usate dagli omofobi, eppure non fa che regalargliene di nuove, ma in fondo vecchie, perché tutte uguali.
Un altro momento saliente della stessa serata e di tutt’altro valore è stato il monologo dell’attrice Lorena Cesarini, che ha letto prima alcuni commenti razzisti letti su di lei, afrodiscendente, apparsi sui social, e poi alcuni passaggi del libro Il razzismo spiegato a mia figlia dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, tradotto in 25 lingue a partire dalla sua pubblicazione nel lontano 1998. Una scelta che qualcuno ha trovato poco coraggiosa da parte di Cesarini e della Rai, sottolineando come i passaggi del libro, la cui forza è proprio l’essere divulgativo, portino a ragionamenti molto semplici e condivisibili da chiunque. Altri hanno notato invece che tutto ciò di cui si chiede di parlare alle persone afrodiscendenti in Italia, quando sono ‘ammesse’ in tv, è il fatto di essere nere, ma mai nient’altro. In un modo o nell’altro, comunque, il corpo nero nella tv bianca ‘disturba’ ancora e incontra degli ostacoli ben precisi che dimostrano come il razzismo sia presente anche nelle scelte editoriali delle emittenti tv.
La terza serata del festival ha visto come super ospite Cesare Cremonini, che ha cantato alcuni successi come “50 Special” e “La nuova stessa di Broadway”, conquistando il popolo di Twitter. Ma è stata anche la serata di Drusilla Foer, il personaggio interpretato dall’attore Gianluca Gori. La stampa ha creato un equivoco riportando erroneamente un suo siparietto con Iva Zanicchi. Nelle versione che circola in rete, dopo averci fatto sentire un’altra battuta da terza media stile Zalone, Drusilla avrebbe messo a tacere la cantante dicendole che ciò che le differenzia è il suo essere colta. Ma in realtà, come si può verificare riguardando il video, è Zanicchi la prima a prendersi un po’ in giro dicendo che Drusilla è colta e ammettendo quindi di non esserlo allo stesso modo. Anche perché Zanicchi non è esattamente il tipo di persona che incasserebbe una frecciatina del genere, se non concordata.
La quarta serata, dedicata alle cover, sarà ricordata soprattutto per quella di Emma Marrone, che accompagnata da Francesca Michielin ha scelto “…Baby One More Time” di Britney Spears. L’esibizione, che si è chiusa con un arrabbiatissimo « It’s Britney, bitch», è stata un omaggio a Britney, la cui storia tocca profondamente le due cantanti. Britney infatti esordì nel 1998 con questo brano che provocatorio dalle chiare allusioni sessuali, poi l’album finì per essere il più venduto di sempre di un'artista adolescente e la sua sensualità accompagnò gran parte della sua carriera, fino a quando una crisi la portò nel 2007 in un centro di riabilitazione. Poco dopo perse la custodia dei due figli e le fu imposta una forma di tutela, chiamata Conservatorship, da parte del padre, che negli anni successivi lei raccontò di essere abusante. Solo nel novembre 2021 è tornata ad essere libera. Ed è per questo, oltre che per omaggiarla per la sua importanza nella storia della musica pop, che Emma e Francesca Michielin l’hanno onorata con un’esibizione dalla tensione crescente. Altri momenti salienti della stessa serata sono stati il grido contro il greenwashing di Cosmo durante la bella esibizione con La rappresentante di lista (il festival è sponsorizzato da Eni) e il duetto tra Irama e Gianluca Grignani. E come al solito Grignani è stato oggetto di insulti per l’aspetto che rivela il passato (o presente, ma per gli haters il ritornello non cambia) con le dipendenze.
Arriviamo così alla finale, in cui uno dei momenti più potenti è stato la lettura dei messaggi d’odio che circolano sui social - grande tema di questa edizione - da parte di Marco Mengoni e Filippo Scotti. Ed eccoci alla prevedibile proclamazione: Mahmood, dopo un malore nella giornata di venerdì si è ripreso alla grande e con Blanco ha conquistato persino quelli che quando nel 2019 vinse con “Soldi “non volevano accettare l’idea che fosse nato a Milano. In due anni, almeno per lui, molte cose sono cambiate, ma anche per Blanco, che all’epoca non era ancora maggiorenne
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06/02/2022 -
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