Sono passati 6 anni dal suicidio di Chester Bennington, ma il ricordo è ancora vivo non solo per i fan dei Linkin Park. La scomparsa dell’indimenticabile voce graffiante del leader ha macchiato di nero una delle pagine della storia del rock contemporaneo. Dopo la scomparsa del suo amico Chris Cornell, voce dei Soundgarden e, in seguito degli Audioslave, un altro talento lascia le scene, impiccandosi all’età di 41 anni
Oggi, in ricordo della sua scomparsa, si vuole omaggiare l’animo sensibile di Chester, un uomo che nascondeva in sè una grande sofferenza, un malessere interiore incurabile che lo ha portato al compimento di un gesto tanto estremo, quanto disperato.
Vittima di bullismo durante l’adolescenza, Chester fin dai tempi del liceo ha combattuto con i propri demoni. Considerato troppo strano dai coetanei solo per l’aspetto grunge e i gusti musicali, vittima di abusi sessuali da parte dell’amico più grande, ha riportato una ferita psicologica difficile da rimarginare. Quest’ultimo episodio, è stato considerato come il principale responsabile della distruzione totale dell’autostima del cantante.
Riascoltando a distanza di 6 anni, le canzoni dei Linkin Park scritte da Chester Bennington, si deduce chiaramente la sensazione di inadeguatezza costante di cui era vittima, una ferita rimasta aperta e tanto profonda da essere causa del vuoto incolmabile che ha lasciato nel cuore di tutti.
“In the end”, canzone iconica della carriera dei Linkin Park, oggi, a distanza di tempo, risuona come un macabro e tragico messaggio premonitore, secondo il quale tutti i tentativi di continuare sono vani: “Ci ho provato così tanto e sono andato così lontano, ma alla fine non conta neppure”.
Questa è solo una delle canzoni premonitrici che hanno preceduto il suicidio di Chester Bennington.
“The shadow of the day” è una ballad malinconica in cui mostra e, in un certo qual modo, racconta, tutte le “ombre”, i famosi demoni che lo hanno portato a compiere l’estremo gesto del suicidio. Questa canzone, ascoltata con il senno del poi, risulta essere una vera e propria lettera d’addio “a volte le soluzioni non sono così semplici, a volte l’addio è l’unico modo”.
Questi due brani non sono gli unici ad esprimere il sentimento di inadeguatezza del cantante dei Linkin Park. Anche “One step colser”, apparentemente senza riferimenti, presenta al suo interno delle frasi emblematiche di sofferenza e premonitrici: “sono un passo più vicino al limite e sto per crollare”.
A parte la musica, come spiegato dai suoi amici e conoscenti dopo la sua morte, Chester non esternava mai il suo dolore e, come la maggior parte delle persone affetta da depressione, era un ragazzo solare. Negli ultimi tempi, a peggiorare la sua critica situazione, sono stati due episodi significativi che pare abbiano toccato nel profondo l’animo del cantante. Le critiche per la produzione dell’album “One More Light” da parte di alcuni haters, sono diventate talmente pesanti da non riuscire a sopportarle, contribuendo allo spegnimento di un animo già abbastanza ferito e alla sensazione di non sentirsi mai abbastanza.
Il secondo episodio e, in realtà, anche quello che lo ha maggiormente colpito, è stata la perdita del suo migliore amico Chris Cornell, impiccatosi il 18 maggio 2017 in una stanza d’hotel a Ditroit. Non a caso, evidentemente, Chester sceglie il 20 luglio come suo ultimo giorno di vita, lo stesso in cui il suo migliore amico avrebbe compiuto 53 anni
Articolo del
20/07/2023 -
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