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Zètema Progetto Cultura
“Rhome - Sguardi e memorie migranti”
di
Fabrizio Biffi
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“Anche quando vado in vacanza, penso sempre a quando torno a Roma – racconta un migrante - È il punto di partenza, sempre.” Una riflessione che può anche essere il filo conduttore di “Rhome - Sguardi e memorie migranti” la mostra promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e dalla Sovrintendenza Capitolina, ospitata al Museo di Roma Palazzo Braschi dal 12 febbraio al 30 marzo 2014, con l’organizzazione e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Trentaquattro migranti. Dodici fotografi. Sessantotto foto. Una città. Storie diverse di donne e uomini che raccontano cosa porterebbero con sé di Roma.
Quello dei migranti è un vero popolo, basti pensare che a Roma sono oltre 352mila, con un’età media di circa 37 anni, single in oltre il 50% dei casi. Trentaquattro di loro raccontano la propria storia raccontando la città. Lo scatto del fotografo ha fissato nell’obiettivo i loro tanti modi di diventare parte di Roma. Tutto questo grazie alla collaborazione nata tra l’Associazione “éarrivatoGodot”, il CNR e Officine Fotografiche Roma con il Museo di Roma in Palazzo Braschi.
“Qual è un luogo di Roma che non dimenticherai mai e che porterai con te anche se dovessi andare a vivere altrove?” E’ intorno a questa domanda che ruota la mostra fotografica: ogni migrante, insieme a un fotografo, è andato nel posto scelto per costruire insieme l’immagine da esporre in mostra, ognuno con il suo ruolo, in una sinergia dove le parole del migrante diventano la regia che muove lo scatto del fotografo.
Il progetto Rhome – che ha poi portato alla presentazione di questa originale e coinvolgente esposizione curata da Claudia Pecoraro – dà voce ai nuovi cittadini di Roma Capitale: i migranti provenienti da tutte le parti del mondo, che oggi fanno parte del tessuto strutturale della città.
I 34 partecipanti appartengono sia alle 14 comunità straniere più numerose sia ad altri Paesi e rappresentano 27 nazionalità: africani, americani, asiatici, europei. Sono state molte le domande a cui hanno risposto i 34 “cittadini romani” che, in una specie di intervista a microfono spento, raccontano perché hanno lasciato il loro paese, in quale luogo e per quale motivo – a Roma – si sono sentiti accolti o rifiutati. Un percorso che ha portato alla realizzazione di questa mostra dove la sequenza di volti e luoghi rende ancora più netta l’appartenenza ad una città che talvolta ha sostituito affettivamente quella di origine.
Articolo del
11/02/2014 -
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