C’era il pubblico delle grande occasioni al Teatro Sistina per la prima nazionale del nuovo allestimento di Jesus Christ Superstar, musical scritto da Tim Rice e da Andrew Lloyd Webber nel 1970 dal quale poi è stato tratto il film omonimo, per la regia di Norman Jewison, nel 1973. In occasione del XX° anniversario della edizione italiana dell’opera, Massimo Romeo Piparo, il regista dello spettacolo, ha voluto fare le cose in grande e ha scritturato nientepopodimeno che Ted Neeley, l’attore che interpretò Gesù di Nazareth all’epoca. Accanto a lui, che si è ripreso con gioia e grande dedizione la parte, un cast d’eccezione, che prevede Shel Shapiro dei Rokes, nella parte del Grande Sacerdote Caifa, Simona Molinari, nel ruolo di Maria Maddalena, Pau dei Negrita, nelle vesti di Ponzio Pilato, Feysal Bonciani , nella parte di Giuda, Paride Acacia come Hannas, l’altro sacerdote ed Emilio Geppetti nel ruolo di Simone. Sul palco i musicisti dei Negrita, che hanno suonato dal vivo, in modo impeccabile, le canzoni originali del film, eseguite in inglese da tutti i protagonisti. Oltre a loro, dodici elementi (sezione archi e fiati) dell’orchestra diretta dal Maestro Emanuele Friello, e ventiquattro fra ballerini, acrobati, trampolieri e mangiafuoco che hanno contribuito a dare vivacità e ritmo alle coreografie di Roberto Croce, che hanno fornito un supporto essenziale alla narrazione musicale.
Abbiamo assistito come per incanto al reiterarsi di un rito, quello della Rock Opera dei primi anni Settanta, con quei riff affidati alle chitarre di Cesare “Mac” e di Drigo dei Negrita che facevano rivivere emozioni sopite nel tempo. Ottima la performance di Feysal Bonciani che - nel ruolo di Giuda - non ha fatto dimenticare il compianto Carl Anderson (al quale somiglia molto anche fisicamente) che era stato il Giuda nero del film e che purtroppo è deceduto nel 2004. Splendida la sua interpretazione vocale su Heaven On Their Minds, durante la quale ha dimostrato di sapersi muovere anche come ballerino. Il tono grave e solenne della voce di Shel Shapiro si adattano perfettamente alla figura dello spietato Caifa su This Jesus Must Die, mentre Simona Molinari si è adattata perfettamente al ruolo di Maria Maddalena e ha regalato tutta la sua grazia ed il suo talento vocale sia nell’interpretazione di Everything’s Alright che in una superlativa I Don’t Know How To Love Him. Quando però è apparso sulla scena Ted Neeley, nel ruolo di Jesus Christ Superstar, l’ovazione è stata generale e gli applausi quasi intralciavano le sue esecuzioni vocali. Ted è stato semplicemente straordinario quando al termine dell’esecuzione di The Temple caccia i mercanti dal tempio con quel grido ormai storico di “Get out!” così alto nei toni, così tagliente, da far venire i brividi ai presenti in sala! Un vero miracolo! Quando Ted interpreta Gesù il transfert è totale: lui diventa il Cristo, ad ogni passo sulla scena, in ogni movimento del corpo, espressione del viso o postura delle braccia e delle mani. E’ lui Jesus Christ Superstar il segno di Speranza, ora come allora, dentro una colonna sonora che non invecchia mai, che alterna momenti frenetici a pause melodiche e ritorna poi con delle esecuzioni corali assolutamente toccanti, come nel caso di Hosanna che accompagna l’entrata di Gesù a Gerusalemme.
Altro momento emozionante dello show è stata l’interpretazione di Gethsemane quando Ted impersona la voce di Gesù che sa di essere sul punto di morire e non vuole lasciare la sua condizione di Uomo: quel “Why should I die?” è così acuto che penetra dentro, che lascia il segno. I tormenti e i dubbi di Pilato, il governatore romano, sono ben espressi nel canto rock di Pau, il vocalist dei Negrita, che insieme alla band ha deciso di interrompere il lavoro in studio per partecipare al tour di Jesus Christ Superstar. Incalzante, piena di ritmo e di trovate interessanti la regia di Massimo Piparo che ha cercato di dare allo spettacolo teatrale, la stessa energia la stessa linfa vitale della prima edizione, realizzata in pieno periodo hippy e in una fase importante della contestazione giovanile in America e nel mondo.
Nel finale, al momento della fustigazione di Gesù, compaiono sullo schermo, scanditi da ogni singola frustata, i Mali del Mondo, dall’olocausto, al razzismo fino ad arrivare all’attentato alle Torri Gemelle a New York, ai campi profughi palestinesi e alla violenza sulle donne. Sullo sfondo anche le figure di combattenti per la pace - come il Mahatma Gandhi - o per la libertà - come Che Guevara. Una Rock Opera totale, un diluvio di note impressionante e tante emozioni fino alla resurrezione di Gesù che ricompare al termine della rappresentazione e si erige fuori dal sepolcro. Applausi scroscianti e grida di approvazione per tutto il cast che si abbraccia commosso sulla scena.
Facile prevedere una grande affluenza di pubblico per le altre date, fino al 31 maggio qui a Roma, al Teatro Sistina e poi all’Arena di Verona.
Articolo del
22/04/2014 -
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